Campania, De Mita regista di patti e ribaltoni notturni

Campania, De Mita regista di patti e ribaltoni notturni
«La politica è concretezza se si ha un pensiero da realizzare». Ciriaco De Mita così rispondeva a Enzo Biagi che lo intervistava. De Mita è morto...

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«La politica è concretezza se si ha un pensiero da realizzare». Ciriaco De Mita così rispondeva a Enzo Biagi che lo intervistava. De Mita è morto ieri a 94 anni, una carriera lunghissima da leader nazionale della Dc, ha raggiunto l'apice negli anni '80 quando era segretario della Balena bianca pur essendo fortemente radicato nella sinistra di base di quel partito. In quel periodo De Mita fu anche presidente del Consiglio. Ma è stato negli ultimi 30 anni anche un leader regionale, dalla sua Nusco ha determinato più di una volta le sorti dei presidenti della Regione. Quanto a Napoli - dove veniva sempre con sofferenza per la sua grande idiosincrasia verso la città - è stato in prima linea quando i partiti avevano un senso e un peso e ha rivendicato sempre le posizioni e le ragioni degli eredi della Dc, i centristi, se anche divisi in mille rivoli.

A De Mita nella sua terra - che resta prima di tutto l'Irpinia - piaceva fare il king maker e ci sono significativi episodi che lo testimoniano. Per esempio, quello del famoso ribaltone, siamo a gennaio del 1999, con il quale alla Regione fece fuori - riunendo i centristi e alleandosi con la sinistra - Antonio Rastrelli presidente di centrodestra. Al suo posto il mastelliano Andrea Losco che era il sindaco di Cardito. La Dc non c'era più, Tangentopoli aveva fatto il corso e i diccì si erano divisi. Clemente Mastella era entrato nell'Udr fondato da Francesco Cossiga, i popolari dalle nostre parti erano soprattutto demitiani. Il leader di Nusco scende in campo e imbastisce una strategia con un esponente di spicco dell'altra grande tradizione politica italiana: Giorgio Napolitano, riformista ed erede del Pci. Napolitano 7 anni dopo sarebbe diventato Presidente della Repubblica. La cifra politica di quella strategia era una sola: togliere la destra dall'ente di Santa Lucia. E così andò, non senza frizioni tra De Mita e il suo figlioccio Mastella. De Mita ottiene l'assessorato alla Sanità - poltrona che andò a Giovanni Grasso - ambito che sarà il suo pallino per sempre. Ds e centristi convergono, si aprì una nuova era politica che poi porterà nel 2007 alla nascita del Pd, partito che De Mita contribuì a fondare nel 2007, ma da quale subito dopo uscì.


Dopo il ribaltone entra sulla scena Antonio Bassolino candidato alla Regione. De Mita - almeno a parole - puntava su Antonio Valiante presidente e Bassolino vice, ma nel volgere di una notte si capovolsero le sorti. Con Bassolino candidato presidente che vinse le elezioni e Valiante suo vice. Qualcuno ancora oggi ricorda che tra De Mita e Valiante uno strappo c'era stato nel riposizionamento degli ex democristiani, con Valiante che andò in un posto diverso da quello dove si trovava De Mita. Inizia l'epoca di Bassolino governatore, e inizia sotto il segno di De Mita che impone Angelo Montemarano assessore alla sanità. Figura forte e pesante che spesso è stata causa di crisi politiche per l'ex sindaco di Napoli. Bassolino si fa due mandati, ma il primo è quello che dà ai centristi, cioè a De Mita, la possibilità di proporre a sindaco di Napoli Rosetta Iervolino.

Il ragionamento era: se un ex Pci sta alla Regione, a Napoli ci deve stare un ex Dc. Rosetta viene eletta, farà due mandati esattamente come Bassolino, ma il suo rapporto con De Mita è fatto di alti e bassi. Così, alla fine del primo mandato, la Iervolino fa trapelare di non volersi ricandidare. Tutti i Ds in quella primavera del 2015 scesero a Napoli per farle cambiare idea, Rosetta sembrava irremovibile. Tanto che De Mita avanzò la candidatura di Raimondo Pasquino, suo fedelissimo, docente universitario a Salerno, Rosetta si irrigidì e quando le si fece notare la candidatura di Pasquino rispose gelida: «Pasquino chi?». Bruciò sul nascere le ambizioni di De Mita fino poi a cambiare idea per volare verso il secondo mandato, ebbe oltre il 60% delle preferenze dei napoletani.

Torniamo alla Regione, dopo Bassolino inizia l'epoca di Stefano Caldoro, l'uscita di De Mita dal Pd lo fece convergere verso il centrodestra. Appoggiò Caldoro che vinse e nel 2010 divenne presidente della Regione, a farne le spese fu Vincenzo De Luca. Cinque anni dopo De Mita è ancora in pista, fino all'ultimo sembrava ancora puntare su Caldoro. Poi ci fu in incontro con De Luca a Marano, si sancì un patto di ferro e De Luca divenne governatore. Per una manciata di voti, quelli che furono pattuiti quella notte a Marano proprio dal king maker Ciriaco De Mita.

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Il Mattino