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Rimandati a casa. Niente ecografia mammaria, niente visita urologica, tac con mezzo di contrasto bloccate, niente visita oculistica o risonanza magnetica, stop alla visita pneumologica. «Per queste prestazioni, non è possibile fissare un appuntamento nelle Asl in Campania», denuncia la consigliera regionale del M5s, Valeria Ciarambino, che assieme al suo staff ha effettuato un monitoraggio, contattando direttamente le strutture sanitarie. «Rispondono che le liste di attesa sono piene e al momento non accettano altre prenotazioni, perché andrebbero oltre i tempi massimi stabiliti», e chi ne fa le spese sono i cittadini che hanno bisogno di cure.
Il caso finisce al centro di un'interrogazione al question time indirizzata al governatore Vincenzo De Luca. Ma disagi e proteste si verificano anche per altre richieste di assistenza. Alle agende sospese al momento nei presidi ospedalieri e negli ambulatori del servizio pubblico si aggiungono gli effetti dei tetti di spesa raggiunti nei centri convenzionati. L'esaurimento dei budget porta a chiedere, per diverse discipline, che i costi siano sostenuti direttamente dal pazienti. «Persino per alcuni controlli oncologici», insiste Ciarambino, che aggiunge «Va messo subito in atto un percorso di garanzia in modo da consentire accertamenti e follow-up».
Nulla di nuovo, in realtà. C'è una norma nazionale che lo prevede, «nel caso in cui al cittadino non possa essere assicurata la prestazione entro i limiti previsti». Ad esempio. Indica, come possibilità, «l'acquisto delle prestazioni aggiuntive in regime libero professionale». Consente, in pratica, l'intramoenia (la sanità a pagamento in Asl e aziende ospedaliere), ma addebbitando le spese della parcella per il medico o per l'esame specialistico alla stessa struttura sanitaria, «riservando al cittadino solo l'eventuale partecipazione al costo». «Agli utenti spetterebbe, cioè, sempre e solo il pagamento del ticket».
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Il Mattino