Campania zona gialla, la protesta del caffè: «Follia il divieto di consumare al bancone»

Bar del Vomero
Con il nuovo decreto riaperture, dal 26 aprile verrà reintrodotta la zona gialla. Da lunedì, così, anche la Campania si tingerà di giallo e a Napoli, i...

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Con il nuovo decreto riaperture, dal 26 aprile verrà reintrodotta la zona gialla. Da lunedì, così, anche la Campania si tingerà di giallo e a Napoli, i bar e i ristoranti dotati di spazio esterno, si stanno già preparando alla riapertura. «Siamo relativamente contenti di riaprire - commenta Giancarlo Boni direttore di Stairs Coffee Shop al Vomero - perché la chiusura alle 22 non ci consente di incassare quanto avremmo potuto se ci fosse stato consentito di chiudere più tardi. Ci sentiamo avvantaggianti rispetto ad altri: la nostra fortuna è di avere un gazebo esterno che ci consente di far sedere le persone ai tavoli: fondamentale per chi, come noi, lavora al Vomero. Se mancano le sedute ai tavoli diventa quasi inutile aprire». 

Ma una circolare del ministero degli interni comunica l'inasprimento delle restrizioni per bar e locali anche in zona gialla: sarà vietato il consumo di cibo e bevande al banco. Una vera doccia fredda per gli esercenti di questo settore, e in particolare per chi non ha la possibilità di servire al tavolo all'aperto e si ritroverà costretto a continuare solo con il servizio d'asporto. «Sembra la canzone di Pino Daniele, Napule è mille culure: fuori sarà gialla e dentro arancione», esordisce Guido Papi, cassiere del Bar Flory in via Luca Giordano. Anche Claudio Capuozzo, titolare di Cafè Postal in via Scarlatti, incalza su questa scia e dichiara: «Non capisco il senso che vieta il consumo al banco di un caffè o un cornetto se poi viene permesso di consumarlo seduti al tavolo all'esterno». 

Lo stesso Boni racconta di come sia difficile sostenere le spese giornaliere se si vive di solo asporto; nei mesi in cui la regione si è posizionata in zona rossa e arancione, decise di chiudere il proprio locale per ragioni meramente economiche: «Dal 19 febbraio fino al 21 aprile abbiamo scelto di non aprire. Non ci conveniva restare aperti solo per l'asporto», conclude.

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Il Mattino