Campi flegrei, dopo le scosse si riaccende l'allarme trivelle

Campi flegrei, dopo le scosse si riaccende l'allarme trivelle
La polemica non s’è mai sopita e, ovviamente, torna a galla nel giorno in cui i Campi Flegrei ricominciano a tremare: è proprio necessario trivellare questa terra nella quale...

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La polemica non s’è mai sopita e, ovviamente, torna a galla nel giorno in cui i Campi Flegrei ricominciano a tremare: è proprio necessario trivellare questa terra nella quale ogni evento può trasformarsi in catastrofe?


Un tempo c’era la paura per la perforazione profonda che era prevista nel cuore di Bagnoli e che venne bloccata dalla Giunta Comunale di Napoli, adesso c’è in ballo un nuovo progetto: la realizzazione di un impianto geotermico nella zona «ad est della Solfatara».



Il fatto è che la costruzione di questo impianto, con quattro pozzi scavati in profondità per andare a catturare l’energia del vulcano, dovrebbe essere realizzato esattamente nel punto in cui ieri è stato registrato l’epicentro dei piccoli terremoti che hanno terrorizzato Pozzuoli, Bagnoli e Fuorigrotta.



Il progetto è stato sottoposto al Ministero dell’Ambiente per una valutazione ed è aperto alla consultazione di ogni cittadino che può anche intervenire con commenti e richieste di chiarimenti. Mostra il punto i cui dovrebbero essere scavati i pozzi, nella zona di Agnano/Pozzuoli dove sono concentrate le rivendite di automobili, e spiega tutti i particolari.



Ovviamente l’ipotesi che possano verificarsi eventi pericolosi viene minimizzata, però i cittadini e anche gli esperti sono molto preoccupati.



Da Bologna Giovanni Chiodini dell’Ingv, l’uomo che ha inventato il sistema di monitoraggio dei Campi Flegrei e lo ha gestito per sei lustri fino all’anno scorso, accetta di parlare solo a patto che «non venga fatto allarmismo sulle mie parole». Premessa accettata: napoletani non allarmatevi, ma ascoltate cos’ha da dire Chiodini: «Sono proprio le strumentazioni che hanno imposto di elevare il livello di guardia sui campi Flegrei. C’è un processo di accelerazione della deformazione del suolo che è iniziato dieci anni fa e procede a velocità sempre maggiore. Ci sono, poi, le analisi dei gas provenienti dal sottosuolo che consentono di verificare come ci sia un innalzamento del magma». Sembrano parole destinate a concludersi con un terrorizzante allarme, invece Chiodini chiarisce: «È tutto sotto controllo, i Campi Flegrei sono monitorati 24 ore su 24. Ma io, alla luce di ciò che ho visto e studiato, non andrei a perforare questa zona».



Decisamente più diretto Giuseppe Mastrolorenzo, esperto vulcanologo da sempre contrario alle trivellazioni. Le sue considerazioni sono state presentate al Ministero dell’Ambiente e suonano, più o meno, in questi termini: «Eseguire trivellazioni all’interno dei Campi Flegrei può generare sequenze sismiche con eventi di magnitudo non prevedibile, fenomeni di esplosione ed eruzione dei pozzi, modificazione del regime delle falde acquifere, generazione di campi fumarolici, propagazione di sistemi di frattura, processi di subsidenza (bradisismo ndr), diffusione di gas nocivi, alterazione del microclima».



Magari possiamo anche pensare che Mastrolorenzo sia pessimista (anche se le sue valutazioni sono accompagnate da decine di pagine di riferimenti scientifici che sembrano inattaccabili), ma al pensiero che uno solo degli eventi catastrofici possa realmente verificarsi, non sarebbe meglio evitare di «sfrocoliare» la caldera dei Campi Flegrei?

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Il Mattino