A New York si chiamano playground. Rucker Park è la mecca per gli appassionati di basket ad Harlem; The Cage è la gabbia a Greenwich Village, Columbus Park è...
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Duecento famiglie a Scampia, la maggior parte delle quali originarie di Fuorigrotta. La Protezione civile li destinò nei container alla Mostra d'Oltremare dopo il terremoto. Poi la destinazione a Scampia in un parco con annesso campo di calcetto. La memoria storica è Gaetano Mango, oggi 39 anni con un passato in serie C: Marcianise, Sorrento, Andria, Aversa, Campobasso. Dalla sua casa ha visto Gaetano Letizia calciare i primi palloni e le ruspe abbattere quel che rimaneva del campetto. Poi da un gruppo whatsapp che porta la sua firma, come quella di altri nasce l'idea. «I bambini non potevano più giocare per strada con le auto e i motorini che passavano. Dovevamo fare qualcosa ed abbiamo fatto leva su quello che avevamo», racconta. Nel Lotto K c'è tutto: il fabbro, l'elettricista, l'idraulico, il manovale, il pittore. «Abbiamo fatto squadra. Autotassandoci e facendo vedere a tutti che stavamo costruendo qualcosa per i nostri ragazzi».
In una partitella in cui i mattoni facevano da palo un bambino un giorno rischiò veramente di farsi male. Da qui è partita l'organizzazione del lotto K. Ognuno ha messo la propria disponibilità. I soldi? Nessuno si è tirato indietro, cinque euro, dieci, un caffé per chi stava lavorando. Antonio Piccolo della vicina Arci Scampia, quello che ha tenuto a battesimo Izzo dal punto di vista professionale, ha donato le porte. Gaetano Letizia i fusti di vernice per dipingere di verde gli 800 mq del campetto. Una vernice particolare di quelle che servono per manutenere il materiale gommoso di cui è fatta questa copertura dei garage. Con la cifra raccolta anche piccoli lavori nel parco: dossi per non far prendere velocità alle macchine, qualche lavoretto di illuminazione. Ora al campo del Lotto K tornato a nuova vita, dopo la recinzione mancano i pali per l'illuminazione ed i fari. Su whatsapp è partita la caccia alle amicizie. «E poi - racconta Alessandro La Bruna altro partecipante al gruppo organizzativo di rinascita del campetto - metteremo delle giostrine accanto al campetto per far lavorare i bambini». Aiuto dalle istituzioni? «Niente» aggiunge Manco. L'assessore Borriello ci ha rimandato a settembre quando farà qualcosa per noi. Intanto al Lotto K si vuole giocare. La festa è pronta, mancano solo gli ultimi ritocchi. Festa con distanziamento. «Vorremmo che partecipassero tutti. Da Piccolo, a Letizia, ai calciatori nati su questo campo perché un po' tutti si sono ricordati di noi». E così sul sole del Lotto K si è realizzato un piccolo miracolo. Sotto i garage, sopra un campetto di calcio per coltivare il sogno di diventare un giorno un professionista affermato. Come Carmelo Anthony con The Cage o Armando Izzo nato all'ombra di Scampia. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino