Si chiama Aurora, è bella e in ottima salute. Ora dorme serena tra le braccia della mamma, una giovane donna forte e determinata, pronta a tutto pur di veder nascere sua...
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Ma andiamo con ordine, e cominciamo dal tour tra gli specialisti, al quale Consiglia si sottopone per capire cosa fare, a chi affidarsi, e soprattutto se c'è una strada per salvare se stessa ma anche sua figlia. Però, su un punto i medici sembrano tutti d'accordo: l'aborto. Impossibile, dicono, immaginare un percorso terapeutico senza interrompere la gravidanza. Lei non ci sta. L'idea di perdere Aurora la angoscia anche più del tumore. No, alla bambina non intende rinunciare; e se il prezzo da pagare è quello di mettere in gioco la propria, di vita, è pronta a farlo. Così, non molla e continua disperatamente a consultare medici e a raccogliere informazioni, fino a quando arriva al Pascale, nello studio di Michelino De Laurentiis - direttore del dipartimento di Senologia dell'Istituto tumori. De Laurentiis studia il caso, è chiaro che l'aborto sarebbe la soluzione più sicura e veloce, ma è l'ultima alla quale l'oncologo intende pensare. C'è una sola possibilità per provare a salvare mamma e figlia, quella di valutare un percorso terapeutico personalizzato, che vada oltre i protocolli e tenga conto di ogni possibile complicazione.
Consiglia ora è tranquilla, capisce che quello è il posto giusto e si affida completamente a Michelino De Laurentiis, grazie al quale si sente serena e combattiva. La donna viene operata lo scorso aprile, in pieno lockdown, all'inizio del quarto mese di gravidanza, e subito dopo inizia la chemioterapia. Tutto procede per il meglio: Consiglia è giovane e forte, e le cure non sembrano procurare particolari problemi durante i successivi cinque mesi, in cui la bimba continua a crescere in buona salute nel grembo della mamma. Fino all'altro giorno, quando, tra abbracci e lacrime di gioia, è nata la bella Aurora. Consiglia non trattiene l'emozione: «Ora che la vedo e la stringo a me, mi vengono i brividi al pensiero dell'aborto. Meno male che non l'ho considerato un solo istante». E poi aggiunge: «Sì, certo, mio marito era preoccupatissimo per la mia salute, e in verità lo è ancora. Ma davanti al mio entusiasmo, alla mia serenità, e al grande ottimismo con il quale stavo affrontando ogni cosa, ha dovuto necessariamente cedere e sostenere la mia scelta».
Una scelta d'amore, non c'è altro modo per definirla, che lei però minimizza - non le va di sentirsi un fenomeno, non pensa neppure di aver fatto qualcosa di troppo speciale: «Ho seguito soltanto il mio cuore, quello di una mamma che non vede l'ora di vedere che faccia avrà il proprio figlio. E invece tutti mi dicevano che, se avessi voluto continuare a vivere, avrei dovuto rinunciare al bambino. Non l'ho fatto e ne vado fiera. So di aver commesso un solo errore: non essermi affidata subito ai medici del Pascale». Non è la prima volta che qui vengono curate con successo donne in gravidanza. E De Laurentiis non nasconde gioia e soddisfazione: «Abbiamo tanti nipotini nati durante o dopo un tumore al seno» spiega l'oncologo. «Fino a poco tempo fa sarebbe stato impossibile. Oggi invece si può, ma solo personalizzando in maniera estremamente specialistica le cure, in stretta collaborazione con i ginecologi». D'altronde, il Pascale è ormai un centro di riferimento, non solo regionale, per la cura del tumore al seno. Sotto la direzione di Michelino De Laurentiis, l'oncologia medica senologica è diventata il primo centro in Italia per numero di protocolli sperimentali, ed è tra le prime dieci istituzioni al mondo per offerta di protocolli terapeutici con farmaci innovativi. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino