È il medico dell’ultima speranza, il primo a violare suo malgrado le nuove regole sui turni «light». L’anestesista che risveglia le coscienze, quando tutto sembra perduto,...
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Si discute dei disagi nel più grande ospedale del Sud e d’improvviso Bonagura interrompe la riunione perché per una donna in coma non c’è più nulla da tentare, ma la sua famiglia, che ha un animo nobile, vuole donare gli organi. «Significa poter salvare almeno 5 vite umane», aggiunge, pronto a restare in corsia per 24 ore di fila. «La rianimazione lo sostiene», chiarisce il primario Maria Giovanna de Cristofaro, ma manca il personale dedicato a quest’attività e, quindi, non resta che non applicare subito la legge. Al Cardarelli l’autorizzazione speciale per il turno no-stop viene richiesta mentre i primari dei reparti, già in grande sofferenza per le carenze in organico, sono impegnati a mettere a punto un piano di riduzione drastica dell’assistenza, dal primo dicembre.
Obiettivo: rispettare le norme europee e garantire l’emergenza. Aspettando necessari rinforzi e indicazioni generali, l’unica alternativa è ridurre le attività programmate non urgenti, ragiona il direttore sanitario Franco Paradiso. Basta un dato per rendersene conto: «L’ospedale spende 11 milioni all’anno per pagare al personale lo straordinario e le altre indennità previste nel contratto», argomenta Salvatore Siesto, sindacalista Uil.
Ecco perché Gennaro Savoia, il direttore del dipartimento di anestesia, e Giuseppe Galano, il presidente del sindacato Aaroi, stimano che «in un mese salteranno tra i 400 e i 500 interventi di elezione al Cardarelli, e circa 6000 in tutta la regione». Con inevitabili ripercussioni sulle liste d’attesa che il governatore vorrebbe azzerare e invece paiono destinate ad allungarsi.
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Il Mattino