Carlo Verdone a Napoli tra i giovani medici: «Io curo l'umore, voi ascoltate i pazienti»

Carlo Verdone a Napoli tra i giovani medici: «Io curo l'umore, voi ascoltate i pazienti»
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«Voi curate i corpi, qualche volta la psiche. Io curo l'umore delle persone. Mi sento un antidepressivo naturale, però vi chiedo una cosa. Da paziente. Dietro il camice bianco ci deve essere un uomo, l'umanità». Carlo Verdone, attore e regista e  medico mancato, si rivolge agli 800 giovani professionisti chiamati a pronunciare il giuramento di Ippocrate nel teatro Augusteo di Napoli. «Per me è un regalo essere qui», sorride. «I miei amici sono per la gran parte medici». Quindi, il comico spiega com'è nata una «passione privata». Nel salotto di casa, «negli anni Sessanta, e leggendo l'enciclopedia fino alla fotodermatite, al glacoma e al lupus. Cominciai ad assorbire tutte quelle malattie. Per più di un anno restai da solo a causa della mononucleosi, s'era sparsa la voce... Mia mamma vide l'angoscia, un giorno si arrabbiò e prese tutti i fascicoli e li buttò.  E, a quel punto, entrò in casa un medico nuovo, napoletano, che si chiamava Gerardo D'Agostino: a lui devo molto, anche se faccio questa professione. Avevo attacchi di ansia e panico, e lui iniziò a curare anche me». Come? Chiedendogli degli hobby, tra cui la scrittura di poesie (Novembre, la morte dell'estate...). «Prese il quaderno, e mi diede una terapia. “A vita", dicendomi: "e ringrazia dio di essere stato un personaggio ansioso altrimenti saresti stato una qualunque testa di cacchio. Con quella buona pasticca mi aiutò tanto. Ma, soprattutto, mi aiutò nel dirmi che bisognava essere ansioso in qualche modo».

Verdone parla del passato per arrivare al presente: «Nel 2022, quando pensavamo che alcune malattie se ne fossero andate via, se ne sono presentate di nuove e più complicate perché il mondo è globalizzato». A questo punto dà la sua ricetta: «C'è bisogno di umanità e, soprattutto, di grande ascolto. Ce n'è tanto bisogno. E poi, occorre dare sempre una molecola di ottimismo anche quando i casi sono seri, aiuta anche a far meglio la cura, a rispondere meglio, con difese immunitarie più forti. Non fate come quel mio medico del film, il professor Raniero Cotti Borroni: "Non mi disturba affatto, mi dica, caro collega...” Eccetto in “Manuale d'amore 1”, ho fatto personaggi orrendi. Ma il medico di “Viaggi di nozze” è stata una grande intuizione, perché ne ho incontrati tanti come lui».

Il presidente dell'Ordine dei medici, Bruno Zuccarelli, gli consegna una pergamena "honoris causa", assieme a un cornetto rosso. «Non dite che sono medico, però: è stata una cosa affettuosa», avverte. Poi riceve un pastore della bottega di Ferrigno, che ha le sue sembianze ed è vestito da camice bianco. Ed è anche un po' stempiato. E gli vengono consegnati i documenti del nonno Oreste Verdone, di Pozzuoli, morto nel 1917 al fronte. «Sono stati trovati nel fondo di richiesta del passaporto, una ricerca che ci fa riflettere sulla nostra identità», interviene la direttrice dell'archivio di Stato, Candida Carrino. Il governatore Vincenzo De Luca, dopo averlo accolto in sala, lo attende sulle scale. All'uscita del teatro. E fa una eccezione: per la foto ricordo toglie la mascherina anti-Covid. 

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Il Mattino