Caro bollette a Napoli, Sos dei panifici: «Aumenti del 500%, 5mila aziende a rischio»

Caro bollette a Napoli, Sos dei panifici: «Aumenti del 500%, 5mila aziende a rischio»
Caro bollette: scatta l’allarme del pane a Napoli. Sono numeri gravi e seri, quelli che pesano sulle «5mila aziende» tra capoluogo e provincia ormai...

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Caro bollette: scatta l’allarme del pane a Napoli. Sono numeri gravi e seri, quelli che pesano sulle «5mila aziende» tra capoluogo e provincia ormai «costrette, sistematicamente, a lavorare sottocosto». La frase è del presidente regionale di Unipan Confcommercio Campania, Mimmo Filosa. La crisi del pane è pesante, e in queste ore si succedono riunioni in ogni provincia per evitare chiusure e proteste. «La serrata – aggiunge Filosa – per adesso è solo un rischio, ma molto concreto. Se lo scenario non dovesse cambiare con sussidi governativi forti ed efficaci, ci fermeremo già entro il mese di settembre». 

Allo stato attuale delle cose, non si può escludere un autunno di difficoltà nella produzione e nella reperibilità del pane. I dati di Unipan, in questo senso, parlano fin troppo chiaro. Le stangate su gas e luce pesano come macigni, per i panificatori all’ombra del Vesuvio. Ma dalla guerra a oggi è aumentato tutto, ogni singolo elemento della catena produttiva. I costi del pane stanno diventando quelli di un bene per ricchi. Tra Napoli e provincia, ci sono circa «5mila panifici, con 5 o 6 operai di media ciascuno». Parliamo, dunque, di «30mila posti di lavoro» che dipendono da aziende in difficoltà.

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Il caro bolletta medio «va da 1200 a 5400 euro» tra giugno e luglio. Insomma, produrre un chilo di pane oggi costa «3,50 euro», secondo il report Unipan. Prima della guerra, costava «1,80 euro». Meno della metà. E, se si considera che il prezzo di vendita del pane in città è fissato mediamente a «3 euro al chilo», per ogni chilo di pane prodotto a Napoli si perdono a oggi «50 centesimi». La farina, dai «30,7 euro al quintale» di febbraio, ha superato oggi i «70 euro ogni 100 kg». Il packaging costava «2.30 euro al chilo» fino a prima della guerra tra Russia e Ucraina. Oggi costa «6,50 euro». Impennata anche per il lievito, che da ieri ha raggiunto la cifra record di «30 euro per uno stock di 10 chili», contro i «14 euro» di inizio ’22. Preoccupazione anche per il prezzo dei «miglioratori» (lievitanti per panini), che passano dai «45 euro ai 57 euro al sacchetto». 

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Senza interventi tempestivi del governo, insomma, il fermo della produzione sarà inevitabile. «La serrata, senza aiuti, sarebbe un’azione obbligatoria. Napoli è una piazza particolare, dove il pane costa 3 euro al chilo. Con gli aumenti in bolletta che superano il 500%, non possiamo più andare avanti così. A luglio sono passato da 1200 a 5400 euro di energia elettrica. Al Nord, dove il pane costa già dai 5-6 euro al chilo in su, i panifici hanno già iniziato a manifestare. Aspettiamo le tasse di agosto tremando». In sostanza, senza aiuti bisognerà alzare, e non di poco, il prezzo del pane in città. Almeno di «2 euro» medi al chilo: «Qui c’è il prezzo del pane più basso d’Italia – prosegue Filosa – e, per evitare il collasso dei panificatori, bisognerebbe portarlo almeno a 5 euro al chilo. Ma a Napoli il potere d’acquisto è molto minore che al Nord, quindi servono sussidi statali per l’emergenza». Altro dato non secondario, il prezzo della logistica: «I mulini in Campania si contano sulla punta delle dita: i costi dei trasporti dai mulini del Nord non contribuiscono di certo ad abbassare le spese di produzione». 


A poco più di 20 giorni dalle elezioni, il caro energia fa impennare il termometro della tensione sociale. L’iniziativa delle bollette in vetrina partita l’altro ieri da Chiaia, lungomare e centro storico, ha raggiunto ieri «decine tra negozi e ristoranti - informa Carla Della Corte, presidente di Confcommercio Napoli - invitiamo a partecipare tutti gli imprenditori gravati dagli aumenti». Sempre Confcommercio ieri ha messo nero su bianco 5 proposte, indirizzate al governo, per fronteggiare la crisi: credito d’imposta minimo del 50% sul costo dell’energia. Esonero dagli oneri generali di sistema sul costo dell’energia. Rateizzazione delle bollette. Finanziamenti garantiti dal Fondo di Garanzia Pmi (come per il Covid) per contro l’emergenza liquidità. Proroga della riduzione delle accise sul carburante. Confcommercio Campania, inoltre, ha scritto al Presidente De Luca. «L’abnorme incremento del costo dell’energia elettrica e del gas - si legge a firma del commissario Giacomo Errico - sta raggiungendo picchi insostenibili, fino al 300%, con prospettive ancor più fosche per i mesi a venire. In assenza di sostegni concreti, ciò potrebbe portare alla drastica riduzione dell’attività migliaia di aziende, tra cui alcuni comparti strategici per l’economia campana come turismo, ristorazione e filiera alimentare. La Regione intervenga a sostegno di imprese e occupazione con ogni strumento a disposizione, anche attraverso la riprogrammazione delle risorse esistenti e degli investimenti».
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Il Mattino