Qualcuno pagherà per quei funerali show, con diffusione planetaria, che hanno ridicolizzato un Paese agli occhi del mondo? Nessuna decisione è stata ancora presa, non tanto...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
La pressoché scontata censura del sottufficiale dei carabinieri della tenenza di Ciampino e dell'ispettore del commissariato di polizia Romanina viene considerata non equa. Comunque non sufficiente perché esclude il livello alto dei dirigenti, di fatto segnando un solco che non aiuterà a fluidificare in futuro il flusso informativo ma rischia di rallentarlo. Ufficialmente non c'è una presa di posizione dei sindacati interni, solitamente sempre pronti a segnalare (anche pretestuosamente) situazioni critiche: il segno di un imbarazzo che è generale perché la questione riguarda diversi spezzoni della polizia e non solo. La polemica, forte, corre soprattutto sul web, nei social network che registrano gli sfoghi di carabinieri e poliziotti, la «pancia». A intervenire sono sia quelli in servizio (spesso con nickname) sia e soprattutto quelli che sono andati in pensione. C'è un episodio che, in queste ore, viene ricordato ripetutamente e riguarda Napoli, a segnare la differenza tra il rito romano e quello del resto d'Italia. In un post su Facebook lo ricorda, ad un certo punto, Giuseppe Fiore, figura notissima negli uffici della questura di Napoli, impegnato soprattutto nelle fila della Squadra Mobile, di cui divenne poi responsabile, ai tempi delle grandi guerre di camorra. «Nel 1989 - scrive Fiore - a seguito di una strage che contò sei morti, la sera stessa la sezione omicidi della Squadra Mobile di Napoli con me quale funzionario responsabile pose in stato di fermo, con stube positivo, uno dei responsabili. Il giorno dopo piombò a Napoli il Capo della Polizia che sollevò dall'incarico il capo di quella Squadra Mobile per asserita mancata prevenzione investigativa. Io chiesi per solidarietà al mio capo il trasferimento che mi fu negato dopo un lungo colloquio col Capo della Polizia. Stessa cosa per altri due colleghi, la mia vice e il dirigente del commissariato di zona ove avvenne il fatto».
L'episodio ricordato è la strage del bar Sayonara, a Ponticelli, l'11 novembre 1989, nello scontro tra clan per il controllo degli affari illeciti sul territorio.
Il Mattino