Case abusive e confiscate ma restano agli intoccabili

Il flop delle procedure comunali per l'acquisizione e lo sgombero

Case abusive e confiscate ma restano agli intoccabili
Immobili abusivi, acquisiti al patrimonio comunale ma mai sgomberati. A Marano passano gli anni, le amministrazioni e si susseguono scioglimenti (la città è reduce...

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Immobili abusivi, acquisiti al patrimonio comunale ma mai sgomberati. A Marano passano gli anni, le amministrazioni e si susseguono scioglimenti (la città è reduce dal quarto commissariamento in meno di trent'anni) del consiglio comunale per infiltrazioni camorristiche, ma alcuni grandi nodi restano irrisolti.


In via Sant'Agostino, nella parte collinare della città, sorge una palazzina realizzata dalla famiglia di Vincenzo Polverino, meglio noto come "Peruzzo", cugino del capoclan Giuseppe, condannato qualche anno fa per associazione mafiosa. L'immobile venne realizzato - senza alcuna autorizzazione - all'inizio degli anni Novanta. Era abusivo, venne acquisito poco dopo al patrimonio dell'Ente, ma il Comune soltanto molti anni dopo, tra il 2017 e il 2018 (all'epoca l'ente era amministrato da una triade commissariale) decise di avviare l'iter per lo sgombero.

La procedura venne interrotta perché i privati ottennero una vittoria in sede di giustizia amministrativa. Nella sentenza scritta dai giudici si legge tra l'altro che «il palazzo è abusivo, ma il Comune non ha mai notificato ai proprietari gli atti propedeutici all'abbattimento o acquisizione». E ancora: «L'ente ha impiegato troppi anni per avviare le procedure e nel frattempo gli uffici avevano pure accettato una proposta di sanatoria».

Una vicenda eclatante, emblematica del grado di inefficienza di alcuni settori della pubblica amministrazione, che potrebbe però essere risolta se il Comune riformulasse ex novo tutto l'iter per la demolizione dell'immobile e notificasse correttamente gli atti. Ma la situazione è in stand by da anni e non è stata risolta nemmeno durante la gestione degli ultimi commissari, che hanno poi lasciato il campo al neo sindaco Matteo Morra.

In via Galeota, invece, sorge un complesso edilizio realizzato - oltre venti anni fa - da una società di Angelo Simeoli, meglio noto come "Bastone", invischiato in numerosi processi e ritenuto dai magistrati uno degli imprenditori edili di punta del clan Polverino. Gli appartamenti e i box furono costruiti nel punto in cui fu abbattuta - nell'arco di una notte - una splendida masseria settecentesca. Case e box sorsero su un suolo agricolo, senza alcun permesso specifico (permesso a costruire) ma grazie a una semplice Dichiarazione di inizio attività (Dia).


Il complesso, dichiarato abusivo, fu sequestrato e dissequestrato ma ad oggi non è ancora chiaro se gli occupanti - che all'epoca sborsarono fior di quattrini - dovranno andare via o potranno rimanere negli immobili acquistati suo tempo e con grandi sacrifici. I giudici amministrativi, come per la palazzina di Polverino, hanno di recente sancito che il Comune di Marano «ha impiegato troppo tempo per dar vita alle procedure finalizzate agli sgomberi». Da allora nulla più si è mosso. Altro caso eclatante è quello che riguarda via Antica Consolare Campana, zona a ridosso con il comune di Villaricca. In quel lembo di terra furono realizzati (dalla famiglia Di Maro) altri immobili, tutti abusivi, che oltre dieci anni fa furono acquisiti al patrimonio del Comune. L'ente cittadino (gestione Visconti) avrebbe voluto assegnarli alle famiglie inserite nelle graduatorie degli aventi diritto per gli alloggi popolari. Ma non se ne fece nulla: un paio di anni fa, infatti, le case di via Antica Consolare Campana furono vandalizzate, persino i muri furono sventrati. Oggi occorrerebbe un cospicuo stanziamento (centinaia di migliaia di euro) per rimetterle in sesto e assegnarle successivamente ai cittadini che sono inseriti nelle graduatorie.
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Il Mattino