Cesaro al Mattino: ​«Giorno felice ma sono deluso. Ormai pronto a lasciare la politica»

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In questi giorni ha deciso «di lasciare il mondo politico, di chiudere i conti a fine Legislatura», in quanto colpito da una vicenda che non esita a definire «drammatica». Eccolo Luigi Cesaro, intervistato dal Mattino pochi minuti dopo aver appreso la notizia della scarcerazione dei fratelli imprenditori Raffaele e Aniello. Voce graffiata dall'emozione, fa fatica a contenere la gioia, attende con fiducia l'esito della valutazione sulla sua posizione (atteso per le prossime ore il deposito del provvedimento).



Annullata la misura per i suoi fratelli, qual è il suo commento a caldo?

«Ho sempre avuto grande fiducia nella magistratura, sono sempre stato sereno dal primo momento. Oggi, alla luce di questo provvedimento adottato a favore dei miei fratelli, mi sento ancora più sereno: ho pensato ai miei genitori, ai miei figli e ai miei nipoti».



Di recente la Dda aveva depositato accuse di nuovi pentiti, che sostenevano - tra l'altro - lo stretto legame tra il suo ruolo di politico e il clan Bidognetti. Cosa ha provato nel leggerle?

«Non mi sono preoccupato, perché non erano accuse in contestazione, ho piena fiducia nella serenità dei magistrati e nel lavoro che sta svolgendo il mio avvocato, il penalista Vincenzo Maiello».



Eppure, nella misura cautelare si fa riferimento a una scena specifica, la racconta il pentito Vassallo: lei lo avrebbe zittito portando il dito indice al naso, nel corso di un summit decisivo per l'aggiudicazione dell'appalto.

«Quella scena è una vera assurdità, una cosa assurda, mai avvenuta».



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