Chiaia, mostra il mitra a un uomo a passeggio: «Città invasa dalle armi»

Dopo gli 80 colpi esplosi al corso Lucci è allarme delle toghe: «Qui una polveriera»

Un frame del video di Chiaia
Lo usa per salire più comodamente sullo scooter, come se fosse un bastone di appoggio. Solo che ad essere puntato a terra non è un oggetto neutro. Ad essere usato...

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Lo usa per salire più comodamente sullo scooter, come se fosse un bastone di appoggio. Solo che ad essere puntato a terra non è un oggetto neutro. Ad essere usato come leva, per consentire al passeggero della moto di riprendere il proprio equilibrio, non è un arnese qualunque. No, l’uomo che monta in sella, pronto a chissà quale missione, si fa leva sulla canna di un fucile mitragliatore. Su un kalashnikov, strumento bellico che in questo periodo schizza su un mercato esploso per colpa dei nuovi focolai di guerra, in Europa, Palestina e Medioriente. Ma torniamo alla scena dei due uomini in scooter: è il tre settembre scorso, siamo in una traversa di via Riviera di Chiaia, una delle strada più “in” di Napoli, con i suoi edifici monumentali e negozi di richiamo, quando la telecamera di un condominio riprende una scena di pochi secondi.

Al centro del video, due uomini in sella a uno scooter. Hanno entrambi il casco, i fari sono accesi nella notte: quello alla guida è pronto a partire, mentre alle sue spalle sta salendo un uomo armato. È quello che impugna il kalashnikov, l’uomo che usa la canna del mitra come leva per montare sul sedile posteriore, quello che poi andrà in giro per le strade di Chiaia a portare a termine la propria missione. Non è finita. Nel video di pochi secondi, si nota un’altra persona. Sono passati venti minuti dopo le otto di sera, spunta un terzo uomo. Non c’entra niente con la camorra. 

È un uomo anziano, che cammina in modo lento, quasi barcollando. Probabilmente abita da quelle parti, di sicuro si ritrova di fronte quei due soggetti armati: guarda, tentenna e lascia la scena. Costretto ad essere testimone di un brutto episodio, che mette i brividi solo a visionarlo dall’esterno. Che roba è? Da dove spuntano quelle immagini? È un video depositato agli atti del fascicolo a carico di un gruppo emergente tra i vicoli della Torretta, che - tra agosto e settembre dello scorso anno - ha presidiato a colpi di stese e agguati una parte del quartiere di Chiaia. Parliamo del gruppo Strazzullo (forte di appoggi riconducibili a Secondigliano) che ha provato a farsi largo in una zona controllata dai Frizziero. Dinamiche criminali storiche, si direbbe ordinarie, se non fosse per l’uso abnorme di armi. In ballo, ci sono gli affari legati alla gestione dei posti da appaltare ai parcheggiatori abusivi, affari d’oro nelle zone dello shopping e della movida. Pochi mesi fa, quelli del clan Strazzullo sono finiti in cella i presunti boss emergenti, grazie al lavoro della squadra mobile del primo dirigente Alfredo Fabbrocini, e del commissariato Chiaia del dirigente Stanislao Caruso. Il processo è alle porte, al termine del lavoro investigativo condotto dai pm Celeste Carrano e Maria Sepe, quando spuntano le immagini di una tranquilla serata napoletana, con una persona anziana costretta ad assistere al passaggio dei due aspiranti killer in giro per Napoli.

Un caso che basta da solo a confermare lo spessore di un fenomeno. Di armi a Napoli ne girano troppe. A leggere i dati offerti ai media durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario, appare evidente che la questione è diventata una priorità ineludibile. Sì, d’accordo, ci sono meno omicidi, ma le stese rappresentano un problema non da poco, che incute timore, alimenta sensazione di insicurezza, oltre a provocare danni collaterali drammatici. 

È il caso della pensionata di 62 anni ferita lo scorso 17 gennaio a Napoli. Ricordate? Corso Arnaldo Lucci, tra le 18.20 e le 18.43, venti minuti di fuoco. Un inferno. Oltre ottanta colpi esplosi, almeno tre batterie di spari, come se si fosse trattato di un carosello di fuochi di artificio. Un episodio culminato nel ferimento del 18enne Giuseppe Nicola Moffa, a sua volta ritenuto responsabile di aver fatto fuoco contro una coppia di fidanzati lo scorso dicembre (entrame le vittime vengono ricondotte a famiglie note agli investigatori, ndr). Una stesa, quella di corso Lucci, su cui sono in corso le indagini. Grazie a un blitz della Mobile, sono in cella cinque soggetti che farebbero capo a Giuseppe Marigliano (ritenuto a capo di una piazza di spaccio in zona case nuove), ma è chiaro che lo scenario potrebbe essere decisamente più ampio. Non si è trattato di una fiammata di violenza estemporanea, ma di un regolamento di conti durato almeno venti minuti. Ha spiegato una giovane donna a Il Mattino: «Ho visto un killer, arma in pugno, che prendeva la mira. Puntava ad altezza d’uomo». Ce n’è abbastanza per spingere il prefetto di Napoli Michele di Bari a convocare un comitato sulla questione armi. Chiara la mission del vertice: da Chiaia all’hinterland Napoli siamo in una polveriera, serve un intervento rapido».

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Il Mattino