Chiaia, spari ai baretti: testi assenti. Il giudice: «In aula con i carabinieri»

Chiaia, spari ai baretti: testi assenti. Il giudice: «In aula con i carabinieri»
Hanno dato forfait anche la scorsa udienza, erano assenti, non pervenuti. Tanto da spingere i legali dell’unico imputato, l’autore degli spari in via Carlo Poerio lo...

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Hanno dato forfait anche la scorsa udienza, erano assenti, non pervenuti. Tanto da spingere i legali dell’unico imputato, l’autore degli spari in via Carlo Poerio lo scorso novembre, a chiedere e ottenere l’accompagnamento coatto per la prossima udienza. Sono stati i giudici della prima sezione penale del Tribunale di Napoli a disporre l’accompagnamento coatto di tre testimoni chiave nel corso del processo a carico di Giuseppe Troncone, il figlio ventenne del boss di Fuorigrotta Vitale, accusato di aver esploso colpi nella folla della movida di Chiaia.  

Aula 421, sono stati i giudici del Tribunale di Napoli ad accogliere la richiesta dei penalisti Antonio Abet e Giuseppe Perfetto, disponendo l’accompagnamento coattivo nei confronti di tre testimoni oculari, tutti e tre provenienti da San Giovanni, vale a dire dallo stesso quartiere del minore ferito a colpi di pistola da Troncone. Sempre assenti nel corso delle udienze precedenti, dovranno confermare in aula quanto avvenne la notte del 18 novembre scorso, al culmine di una rissa in via Carlo Poerio. 

Tra i tre testimoni, risulta decisivo il racconto fatto da un minore - per altro imparentato al presunto boss di via Taverna del Ferro - che ricostruì agli uomini della Mobile la scena clou degli spari. 

Ricordate la rissa e i colpi di pistola nella notte di Chiaia? Fu un gruppo proveniente da San Giovanni a scatenare l’aggressione nei confronti di quelli di Fuorigrotta, perché rosi dall’invidia per un video postato sui social nel corso del quale Giuseppe Troncone festeggiava in un night in provincia di Napoli a colpi di champagne costoso. Una sfida, nell’ottica di quelli provenienti dalla zona di via Taverna del Ferro, che provocò un’aggressione apparentemente immotivata. Dopo aver subìto i primi colpi, Giuseppe Troncone impugnò la pistola e fece fuoco. Ci furono almeno sei feriti, un bilancio miracoloso a giudicare dal volume di fuoco esploso. 

Ora la parola passa ai testimoni dell’accusa, mentre spetta ai carabinieri identificare e condurre in aula i tre testimoni della rissa e degli spari. Ma non è finita. Pochi giorni fa, è stato il pm Celeste Carrano a depositare agli atti del processo gli esiti di nuove indagini. 


Due le novità emerse dalla nuova attività di indagine condotta dalla Mobile del primo dirigente Luigi Rinella: ci sono almeno una decina di nuovi indagati, secondo un avviso di avvenuta incriminazione a carico di soggetti legati ai due gruppi. E non è tutto. Si è mossa anche la Procura dei minori, che ha aggiunto alle accuse a carico di quattro minori indagati per rissa mesi fa, anche l’aggravante di aver agito secondo il metodo mafioso. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino