Ciro Esposito, dall'agguato al coltello tutti i punti oscuri | Video

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A quasi un anno dal sabato di sangue che scandì le ore precedenti alla finale di Coppa Italia del 3 maggio 2014 la...

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A quasi un anno dal sabato di sangue che scandì le ore precedenti alla finale di Coppa Italia del 3 maggio 2014 la Procura di Roma chiude le indagini preliminari e si prepara a muovere il passo successivo, con una richiesta di rinvio a giudizio per tre indagati.



L'aggressione che portò alla morte del povero Ciro Esposito viene oggi ricostruita dagli inquirenti capitolini negli atti che ipotizzano una guerriglia tra opposte tifoserie e che - alla fine - individuano tre presunti attori di quelle violenze. Uno è il capo tifoso ultrà giallorosso Daniele De Santis, "Gastone"; gli altri due sono i napoletani Alfonso Esposito e Gennaro Fioretti. Per altri quattro ultrà romanisti individuati dalla Digos come i presunti complici di De Santis si procederà a parte. Ma può bastare questa ricostruzione a mettere tutti i tasselli di un mosaico complesso e a dire come realmente siano andate le cose quel pomeriggio?



Evidentemente no: e dopo 11 mesi di investigazioni, approfondimenti, interrogatori e una battaglia tra le parti combattuta a colpi di perizie i punti oscuri, purtroppo, sono ancora molti. Troppi i dubbi e i nodi insoluti che restano intorno alla vicenda che portò al ferimento e poi alla morte di Ciro Esposito. Tanto per cominciare non si comprende l'esatta dinamica degli eventi.



O meglio, dato per assodato un agguato teso da alcuni ultrà romanisti a Tor di Quinto (luogo nel quale venivano fatti confluire numerosi bus e auto con a bordo i napoletani diretti allo stadio Olimpico) contro alcuni pullman pieni di supporter azzurri, nessuno ha mai spiegato quali fasi avrebbero scandito la reazione della rissa della quale oggi sono accusati Alfonso Esposito e Fioretti (i quali respingono le accuse).



Sul coltello - spuntato misteriosamente solo molte ore dopo i fatti - che sarebbe stato utilizzato dai napoletani per ferire De Santis, restano poi, molti altri dubbi: di chi sono le impronte repertate su quell'arma, maneggiata peraltro da una molteplicità di persone? Per non parlare poi della famosa cartella clinica di De Santis, redatta dai medici dell'ospedale Belcolle di Viterbo e sequestrata solo giorni dopo il 3 maggio dai pm.




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Il Mattino