I pm: così il vigilante disinnescò l'allarme a Città della Scienza

I pm: così il vigilante disinnescò l'allarme a Città della Scienza
C’è piena coerenza tra le intercettazioni, le ricostruzioni offerte da due collaboratori di giustizia legati alla camorra di Bagnoli e alcune testimonianze messe agli atti....

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C’è piena coerenza tra le intercettazioni, le ricostruzioni offerte da due collaboratori di giustizia legati alla camorra di Bagnoli e alcune testimonianze messe agli atti. Eccole le conclusioni della Procura, dopo il rigetto degli arresti a carico di uno dei due vigilantes di Città della scienza. Dopo aver incassato il no alle manette per uno dei guardiani, la Procura ha rivalutato il materiale informativo raccolto in due anni di indagini e ha deciso di rilanciare la propria azione investigativa.




È così che alcuni giorni fa - praticamente quasi allo scadere dei termini - la Procura di Napoli si è appellata al Tribunale del Riesame, per chiedere gli arresti dell’agente di polizia privata che la notte del 4 marzo del 2013 era in servizio notturno.

Incendio e disastro sono i reati contestati dal pool guidato dal procuratore aggiunto Filippo Beatrice e dai pm Michele Del Prete e Ida Teresi, c’è la convinzione della validità degli elementi raccolti nel corso di questi anni. Alcune settimane fa, era stato il gip De Ruggiero a respingere la misura cautelare, di fronte alla mancanza di un movente e all’assenza di testimoni. Scenario complesso, gli inquirenti ci riprovano.



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