Droga dalla Colombia, tre secoli di carcere ai narcos del clan Gionta

Droga dalla Colombia, tre secoli di carcere ai narcos del clan Gionta
TORRE ANNUNZIATA - Oltre tre secoli di carcere e beni per 20 milioni di euro confiscati al cartello di narcotrafficanti gestito dal clan Gionta insieme ai Di Gioia di Torre del...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
TORRE ANNUNZIATA - Oltre tre secoli di carcere e beni per 20 milioni di euro confiscati al cartello di narcotrafficanti gestito dal clan Gionta insieme ai Di Gioia di Torre del Greco e Nuvoletta di Marano. Questa è la sentenza di primo grado emessa dal gip Antonio Cairo, a chiusura del maxi processo «Iron», chiesto dall'Antimafia dopo il blitz del 29 ottobre scorso, quando finirono in manette 40 affiliati ai clan di camorra del Vesuviano accusati di importare e smistare cocaina dalla Colombia attraverso i canali europei di Spagna e Olanda, le rotte preferite dai narcos di Torre Annunziata e dintorni.




A capo del gruppo c'era Raffaele Sperandeo, cognato del boss Aldo Gionta: per lui è arrivata la condanna a 18 anni di reclusione. Nel corso delle indagini condotte dai carabinieri del nucleo investigativo di Torre Annunziata, Sperandeo ha cambiato 6 volte numero di telefono per provare a sfuggire alle intercettazioni. Il broker era Giuseppe Cirillo, alias «Peppe 'o caprone», che inizialmente sfuggì all'arresto per poi essere bloccato una settimana dopo in Germania, dopo l'emissione di un mandato di cattura europeo: per lui (difeso dall'avvocato Antonio de Martino) è arrivata la condanna a 16 anni, 10 in meno della richiesta dell'Antimafia.



I carichi di droga viaggiavano a bordo di tir, grazie ad un complesso sistema di doppiofondo all'interno dei camion della ditta di Gaetano Antille, imprenditore condannato a 12 anni di reclusione. La sua azienda è stata confiscata, insieme a terreni e abitazioni degli altri condannati, nonché ad alcuni locali (anche un bar a Napoli). I carichi di droga arrivavano nel deposito dei tir, poi venivano smistati sotto la «direzione» di Sperandeo, prima della cessione a Torre del Greco per i Di Gioia e a Marano per i Nuvoletta. Contatti erano attivi anche con alcuni pusher di Roma. Pene pesanti sono state inflitte anche a Luigi Mastellone (18 anni e 8 mesi), Luigi Cella (18 anni), Antonio Nuvoletto e Pasquale Cesaro (entrambi 16 anni e 8 mesi). Per gli altri, condanne dai 10 anni a scendere.



A processo c'erano anche tre collaboratori di giustizia: su tutti Isidoro Di Gioia e Filippo Cuomo, esponenti di spicco del clan di Torre del Greco, condannati rispettivamente a 7 e 3 anni e mezzo. Partecipavano anche loro alle cene per finanziare i Gionta e i Nuvoletta nell'acquisto di partite di droga.

Leggi l'articolo completo su
Il Mattino