Si parte dalle ammissioni, quelle messe nero su bianco nella caserma dei carabinieri, subito dopo il ritrovamento di schede elettorali. C'è qualcuno che ha ammesso di...
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Uno scenario su cui indaga la Procura di Napoli nord, sotto il coordinamento del procuratore Francesco Greco e del pm Vittoria Petronella, che attendono l'udienza di convalida degli arresti messi a segno all'alba di domenica mattina dai carabinieri per fare il punto della situazione. Una vicenda alla quale guardano con attenzione anche la Dda di Napoli, sotto il coordinamento degli aggiunti Filippo Beatrice e Giuseppe Borrelli e del pm Mariella Di Mauro. Ma andiamo con ordine. Tre arresti in flagranza di reato, in carcere finiscono Luigi Chiariello (classe 23-3-1963), Giuliano Di Giuseppe (legati da rapporti di parentela, sono difesi dagli avvocati Marco Spena e Antonio Verde), e Angelo D'Andrea, che maneggiavano quei 321 certificati elettorali. Stando alle prime ipotesi, per lo più ricavate da indiscrezioni raccolte sul territorio, quelle schede sarebbero state restituite ai cittadini che, in cambio di soldi, dovevano votare per una lista di batteria: «Vivi Sant'Antimo-Chiariello sindaco», riconducibile al capolista Antimo Alfé (che ovviamente prende le distanze da ipotesi di brogli elettorali).
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Il Mattino