Una riforma dettata dalla Corte dei Conti e dalla necessità di sopravvivenza quella della «macchina comunale», varata in pieno clima ferragostano dal Comune....
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LA RISCOSSIONE
Il Comune ha indici di riscossione bassini. Per esempio, per le contravvenzioni al Codice della strada si attesta intorno al 15 per cento. Se si considera che la media delle multe annue vale un centinaio di milioni, quando va bene se ne incassano poco più di una ventina. Inutile girarci intorno, se non migliora, anche il nuovo Piano di rientro del debito che si farà grazie all'emendamento Salva-Comuni voluto dal M5S, potrebbe non bastare per la salvezza dei conti. La percentuale di evasione, a seconda della gabella, va dal 70% al 40% ed è un trend consolidato negli ultimi 20 anni. Negli ultimi due ci sono stati miglioramenti grazie al progetto Robin con la caccia ai grandi evasori ma siamo ancora agli spiccioli. La Tari, l'ex Tarsu o tassa sui rifiuti, fa entrare nelle casse del Comune circa 250 milioni, i soldi riescono a coprire per intero il servizio e le esigenze di Asìa, ma anche qui l'indice di riscossione si attesta sul 60%. Dall'Imu arrivano circa 20 milioni grazie a un recupero fatto proprio nell'assestamento di bilancio di 3,2 milioni, la riscossione è al 16%. Il Cosap, il Canone d'occupazione del suolo pubblico, sta invece dando buone performance, le aliquote sono state aumentate nel 2017 e fa registrare un segno più costante a partire proprio dall'anno scorso, quando sono stati incassati più di 9 milioni raddoppiando le entrate. Anche la tassa di soggiorno va bene ma qui oltre agli aumenti delle aliquote incide soprattutto l'exploit dovuto al gran numero di turisti che stanno venendo a Napoli ormai da almeno tre anni. Resta una pagina nera, quella dei fitti. Gli incassi sono intorno ai 25 milioni e, tenendo presente lo sterminato patrimonio del Comune, l'indice di riscossione è solo al 41%, vale a dire che il 60% dei napoletani che occupano un sito del Comune non pagano.
L'ASSESSORE
Panini ha le idee chiare e spiega il perché di questa rivoluzione necessaria: «Bisogna che si capisca bene una cosa - racconta l'assessore - fino a qualche anno la vita di un ente locale dipendeva quasi esclusivamente dai trasferimenti dello Stato. Oggi non è più così, anzi ci sono tagli continui. Oggi la vita di un Comune dipende per la gran parte dalla sua capacità di autofinanziarsi, ovvero riuscire a incassare risorse proprie che possono arrivare solo migliorando la riscossione delle tasse comunali». Panini entra nel dettaglio della riforma e dei compiti della task force. «Stiamo cambiando procedure per avere sempre più trasparenza. L'unità di crisi non dovrà semplicemente registrare il cosiddetto accertato, cioè quello che il Comune in linea teorica deve incassare. Ma andare all'incasso entrando in contatto diretto con il cittadino con il quale stiamo cercando di costruire un rapporto diverso». Al riguardo Panini spiega: «Sulle agevolazioni il Comune può poco perché la materia fiscale è normata a livello nazionale. Tuttavia, con i cittadini ai quali il Comune deve delle somme, c'è la possibilità di compensare con quanto il contribuente deve dare all'ente e ci sono circa 7mila casi già censiti sui quali stiamo lavorando». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino