Comune di Napoli senza impiegati: uffici deserti ma c'è chi lavora da casa

Comune di Napoli senza impiegati: uffici deserti ma c'è chi lavora da casa
«Abbiamo bisogno di personale», «non ci sono tecnici», «mancano i dirigenti» e così via. Quante volte dal Comune abbiamo sentito questo...

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«Abbiamo bisogno di personale», «non ci sono tecnici», «mancano i dirigenti» e così via. Quante volte dal Comune abbiamo sentito questo grido di dolore, un vero e proprio allarme per giustificare le carenze amministrative? Quante volte Palazzo San Giacomo chiede di potere assumere per riempire stanze tristemente vuote? E ancora, in quante uffici abbiamo letto la scritta a matita su fogli A4: «Oggi anagrafe chiusa per mancanza di personale?» e pagato sulla nostra pelle il disservizio? Tante, troppe volte. Ebbene, in questo contesto il Comune, aderendo a una legge dello Stato, con una disposizione dirigenziale, dà la possibilità ai suoi stipendiati di fare gli impiegati da casa per una settimana al mese. «Lavoro Agile per il futuro della Pubblica amministrazione: pratiche innovative per la conciliazione vita-lavoro» il titolo bando interno lanciato. Le richieste sono al vaglio dei dirigenti che dovranno decidere quante ne possono essere accettate. In realtà sui numeri c'è molto mistero se ne sa poco, ma anche se non avesse aderito nessuno - cosa assai improbabile - il punto è il principio: è davvero paradossale maturare la convinzione il part-time possa migliorare la disastrata macchina comunale.


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Sulla carta è una iniziativa da città europea dove però le pubbliche amministrazioni funzionano, nella pratica a Napoli le cose non stanno così. Cogliendo questa opportunità il 20% dei comunali potrà scegliere di lavorare da casa per una settimana al mese (giova ricordare che il sabato e la domenica non lavorano) e conservare anche il «diritto alla disconnessione». Vale a dire non rispondere a telefonate e a mail e ad altre sollecitazioni del capo ufficio in caso di necessità. In termini di stipendio ci rimetterà solo lo straordinario e il notturno. Che i comunali non fanno praticamente mai. «Il progetto - si legge nel bando - prevede interventi volti a favorire la conciliazione vita-lavoro del personale della Pubblica Amministrazione e risponde all'esigenza di diffondere nelle Pa un nuovo modello culturale di organizzazione del lavoro più funzionale, flessibile e capace di rispondere agli indirizzi di policy (comportamenti ndr) e alle esigenze di innalzamento della qualità dei servizi». Chi potrà usufruire di questa opportunità? Anche gente che lavora in uffici strategici come quello del gabinetto del sindaco, o alla direzione generale. Ma anche chi opera nella ragioneria generale e deve raddrizzare i dissestati conti dell'Ente tutti i giorni, o presta servizio all'Avvocatura, dove i dirigenti sono stressatissimi per le migliaia di cause che devono fronteggiare quotidianamente. Possono usufruire del «lavoro agile» quelli dell'area Entrate, cioè la riscossione delle tasse dove Napoli si distingue per una media che non arriva al 50%, vale a dire che per ogni 10 euro di tasse ne incassa cinque. Il provvedimento è esteso anche agli uffici che si occupano di sviluppo e lavoro. Il Comune - in buona sostanza - vuole smart worker che sono molto spesso donne, ma non solo, che hanno approfittato di questa modalità lavorativa per non dover scegliere tra la famiglia e la carriera. Basta avere dimestichezza con i computer e il mondo digitale per reinventarsi una nuova dimensione lavorativa quella di lavorare, fornire una prestazione senza la presenza fisica. La domanda è: chi verifica che con l'accesso esterno ai database del Comune non si inneschi il mercato delle informazioni sensibili delle famiglie napoletane? Per accedere al «lavoro agile» basta avere pochi requisiti. Un computer e una linea internet affidabile. Anzi, potrebbe bastare anche un tablet o uno smartphone «o quant'altro ritenuto dall'amministrazione idoneo per l'esercizio dell'attività lavorativa». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino