Fari puntati della Corte dei Conti sull'entità del disavanzo del Comune di Napoli e sul piano di risanamento. La Sezione Regionale di Controllo della Campania ha...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Secondo i giudici napoletani, che nelle scorse settimane hanno passato al setaccio le carte, il Comune di Napoli a settembre, nella delibera di rimodulazione, non sarebbe andato a rivedere solo il nuovo disavanzo, ma avrebbe spalmato anche quello che non era riuscito a recuperare nel 2015, pari a 54 milioni di euro, «avendo ridotto il disavanzo complessivo di soli 19,5 milioni - anziché degli 80 previsti dal piano - ha poi previsto di riassorbire la quota non ripianata nel 2015 ripartendola sui residui 7 anni» scrivono i giudici. Una differenza non da poco in quanto afferisce a due articoli diversi della legge, il 714 e il 714 bis. Senza contare, sottolineano i magistrati, che «una simile possibilità non è accompagnata dalla connessa sospensione delle procedure esecutive a danno delle aspettative legittime dei creditori già ampiamente danneggiati dallo stato di crisi del Comune». In pratica, se fosse verificata la tesi del Comune, verrebbero a cadere anche i presupposti dello stop ai pignoramenti da parte dei creditori legati alla rimodulazione.
L'udienza - che si doveva tenere il 21 giugno, ma è stata rinviata a fine luglio - deciderà, dunque, se la procedura adottata dal Comune a settembre è legittima o meno. Non solo. A seconda della decisione dei giudici, infatti, il piano rimodulato potrebbe proseguire, sempre sottoposto a monitoraggio continuo, o dover essere rinviato alla Commissione del ministero dell'Interno che l'approvò nel 2012 per ricominciare l'iter d'accapo.
Continua a leggere sul Mattino Digital Leggi l'articolo completo su
Il Mattino