Comune di Napoli, l’ultimatum a migliaia di creditori: meno soldi ma subito

Comune di Napoli, l’ultimatum a migliaia di creditori: meno soldi ma subito
L’articolato provvedimento del Governo che porterà nelle casse di Palazzo San Giacomo 1,3 miliardi ha una novità di non poco conto: il sindaco Gaetano Manfredi...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno

L’articolato provvedimento del Governo che porterà nelle casse di Palazzo San Giacomo 1,3 miliardi ha una novità di non poco conto: il sindaco Gaetano Manfredi è investito di alcuni pesanti poteri tipici del «commissario al debito». Cosa significa? Che l’ex rettore potrà trattare direttamente con i creditori - di qualsiasi tipo e livello - del Comune e offrire una transazione ancorata all’anzianità del debito. Si parla naturalmente dei debiti commerciali censiti fino al 31 dicembre. Più vecchio è, meno soldi offrirà Palazzo San Giacomo al creditore, viceversa più è fresco e recente più soldi i creditori potranno incassare. Lo schema è nell’emendamento di Palazzo Chigi e indica i tempi entro i quali la transazione va chiusa. Se ne parlerà - comunque - dopo il 15 febbraio dell’anno nuovo. Data in cui Manfredi firmerà il Patto con il premier Mario Draghi che ha ideato il salvataggio di Napoli: infatti il contributo del Governo massimo è dato alla città più indebitata ovvero Napoli, il cui debito complessivo sfiora i 5 miliardi.



Gli scaglioni per liquidare i creditori sono quattro. Si parte dai debiti risalenti a 10 anni fa: per questa fattispecie di creditori offrirà il 40% della somma che è sempre meglio di niente se si considera che sono due lustri che aspettano e purtroppo alcune aziende medio piccole sono pure fallite. Il 50% verrà offerto per i debiti con anzianità maggiore di 5 anni, il 60 per debiti maggiori di tre anni e l’80% per i debiti di anzianità inferiore a 3 anni. Il sindaco commissario liquidatore sta già lavorando assieme all’assessore Pier Paolo Baretta che ha la delega al Bilancio per mettere a punto le offerte. Palazzo San Giacomo sta facendo una ricognizione dei debiti e poi scatterà l’operazione salva Napoli 2. Dovesse riuscire nell’impresa di convincere i creditori ad accettare le somme offerte, il sindaco abbatterebbe almeno il passivo di mezzo miliardo, questa la prima stima.

Ma il recupero dalle parti del Municipio si spera sia più abbondante. Anche perché nel provvedimento del Governo le regola di ingaggio sono molto chiare: «La transazione, da accettare entro un termine prefissato non superiore a 30 giorni, prevede la rinuncia ad ogni altra pretesa e la liquidazione obbligatoria entro 20 giorni dalla conoscenza dell’accettazione della transazione». E se qualcuno pensasse che il contributo a fondo perduto del Governo possa essere attaccato, c’è un altro paragrafo dell’emendamento molto esplicito che chiarisce bene la questione: «Nei confronti della liquidità derivante dai contributi annuali e dalle riscossioni annuali non sono ammessi sequestri o procedure esecutive. Le procedure esecutive eventualmente intraprese non determinano vincoli sulle somme». E ancora per blindare i soldi che arriveranno da Roma l’Esecutivo nazionale specifica: «Dalla data di approvazione del piano di rilevazione dei debiti commerciali sino al completamento della presentazione da parte del Comune delle proposte transattive, non possono essere intraprese o proseguite procedure esecutive per i debiti inseriti nel predetto piano e i debiti non producono né interessi né sono soggetti alla rivalutazione monetaria».

Il colpo di spugna definitivo sui debiti commerciali arriva al paragrafo successivo: «Le procedure esecutive pendenti alla data» dell’eventuale accordo «nelle quali sono scaduti i termini per l’opposizione giudiziale da parte dell’ente, o la stessa benché proposta e rigettata, sono dichiarate estinte d’ufficio dal giudice con inserimento nel piano stesso dell’importo dovuto a titolo capitale accessori e spese. I pignoramenti eventualmente eseguiti dalla data di approvazione del piani di rilevazione e sino al momento della presentazione di tutte le proposte transattive ai creditori non vincolano l’ente ed il tesoriere, i quali possono disporre delle somme per i fini dell’ente e le finalità di legge». 

Leggi l'articolo completo su
Il Mattino