«Con Matteo un pranzo in famiglia ha voluto sapere tutto su Giancarlo»

«Con Matteo un pranzo in famiglia ha voluto sapere tutto su Giancarlo»
È stata la prima persona che Matteo Renzi ha voluto incontrare a Napoli, nell'incursione-lampo di ieri, fatta in anonimato, ma poi resa pubblica in Rete. Prima di...

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È stata la prima persona che Matteo Renzi ha voluto incontrare a Napoli, nell'incursione-lampo di ieri, fatta in anonimato, ma poi resa pubblica in Rete. Prima di andare a Scampia, l'ex-premier e segretario del Pd, è andato a pranzo da Paolo Siani, il pediatra, fratello di Giancarlo, da decenni in prima linea nella battaglia contro la camorra.


Dove vi siete visti, dottore?

«A casa mia. È stato un pranzo in famiglia, con mia moglie e i miei figli. Tutto informale e riservato».

Com'è maturato l'incontro?

«Ci eravamo visti lo scorso settembre al San Carlo alla serata del Mattino dedicata a Kauffman. Allora parlammo un po' e Renzi mi chiese di vederci a Palazzo Chigi per discutere d'infanzia e di recupero dei ragazzi a rischio, quello che in sostanza faccio».

Non avete fatto a tempo, perché poi Renzi ha dovuto lasciare Palazzo Chigi.

«Appunto».

Quindi è toccato a Renzi scendere a Napoli. Quando l'ha chiamata per invitarsi a pranzo?

«Venerdì scorso. Ma tutto è avvenuto con molta naturalezza. Doveva essere una chiacchierata e questo è stato. Un'ora, un'ora e mezza, tutto con molta leggerezza».

Vi sarete dette tante cose. Gira voce che Renzi le avrebbe chiesto di affiancarlo nella nuova segreteria del Partito Democratico. È vero?

«Assolutamente no. E se anche Renzi me l'avesse chiesto avrei risposto di no».

Lei, comunque, alle Comunali della passata primavera era stato indicato come uno dei candidati alle Primarie del centrosinistra.

«E anche quella volta ho detto di no. La politica non è il mio lavoro. Il mio impegno è in altri campi».

Quindi niente politica diretta. Di che cosa avete parlato?

«Renzi ha voluto che gli parlassi del mio lavoro contro la criminalità. Gli ho esposto le mie idee che sono note perché sono maturate in tanti anni durante i quali la mia professione di pediatra è stata affiancata dalla lotta contro le devianze e la camorra».

Che suggerimenti ha dato a Renzi su questo fronte?

«Abbiamo ragionato sulla necessità di realizzare programmi a lungo termine. La camorra e la devianza giovanile si possono battere, ma ci vuole tempo. L'unico modo per farlo è investire nel futuro dei ragazzi che vivono in ambienti a rischio, solo così si può cambiare davvero il loro futuro e il futuro di Napoli. Occorre realizzare dei progetti concreti di prevenzione. La repressione non basta, bisogna impegnarsi prima che certi fenomeni si manifestino».

Un incontro avvenuto proprio nel giorno del blitz al Pallonetto dove bambini di otto anni erano costretti a realizzare dosi di droga e a spacciarle. Ne avete discusso?

«No. Forse perché Renzi non l'aveva ancora saputo».

Avete parlato di Giancarlo?

«Certo. Gli ho anche regalato una copia dei due volumi che raccolgono i suoi scritti».

Nel post per Facebook, Renzi ha ricordato il coraggio della sua famiglia e del sacrificio di Giancarlo, «grande giornalista e giovanissimo martire di camorra».

«Mi ha fatto molte domande su Giancarlo. Voleva sapere tutto di lui. Gli ho raccontato non solo del giornalista ma pure del ragazzo che mio fratello era, dei suoi sogni e della sua vita di ventenne».

Naturalmente avrete affrontato anche l'attuale situazione di Napoli.

«Anche, ma senza entrare troppo nel merito. Renzi ha ammesso di non conoscere abbastanza la città e che dovrebbe starci più tempo».


Ma lei davvero non ha mai fatto un pensierino per la politica?

«Sinceramente no».
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Il Mattino