Napoli, ombre sull'esame avvocati: sequestrate le prove scritte

Napoli, ombre sull'esame avvocati: sequestrate le prove scritte
Sono entrati in punta di piedi o quasi. Coscienti della sacralità del luogo, hanno agito con rispetto e con determinazione. E hanno acquisito tutte le prove scritte...

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Sono entrati in punta di piedi o quasi. Coscienti della sacralità del luogo, hanno agito con rispetto e con determinazione. E hanno acquisito tutte le prove scritte dell’esame di avvocato tenuto a Napoli nel dicembre del 2017. Blitz dei carabinieri a Castelcapuano, indagine sugli aspiranti avvocati, o meglio, su un presunto accordo corruttivo per condizionare la prova scritta - decisamente la più complessa - per l’accesso alla professione forense. Indagine per corruzione, ci sono i primi soggetti a finire sotto inchiesta.

 
In questi giorni sono stati infatti perquisiti due impiegati presso la Corte di appello di Napoli, uno dei quali ha per altro svolto un ruolo negli anni scorsi nell’allestimento dell’esame di Stato per avvocato. Ma andiamo con ordine, a partire dagli esiti più visibili di una inchiesta finora tenuta rigorosamente sotto traccia. Indagine condotta dal pm anticamorra Ida Teresi, magistrato in forza al pool coordinato dall’aggiunto Giuseppe Borrelli, alcuni giorni fa la visita dei carabinieri nel tempio laico della giustizia napoletana, tra volte e scaloni antichi di Castelcapuano. Cosa cercano i militari dell’arma? In poche righe, c’è la storia di un’indagine per molti versi ancora top secret: gli inquirenti hanno chiesto tutte le prove scritte del 2017, nel tentativo di verificare alcuni elementi raccolti finora con quanto messo nero su bianco.

Possibile che vogliano analizzare la parte iniziale e quella finale di ogni elaborato, per raffrontarlo con frasi raccolte nel corso di altre indagini. Ed è questo il probabile retroscena dell’inchiesta, una vicenda nata nel corso di indagini anticamorra, alla luce di alcune intercettazioni telefoniche e ambientali. Parole captate con sofisticati mezzi di contrasto al crimine organizzato, che spingono gli inquirenti a stralciare quelle frasi e alcuni nomi, per aprire un fascicolo in cui compare una sola accusa: l’ipotesi di corruzione. È in questo scenario che vengono notificati alcuni decreti di perquisizione ad un gruppo di indagati, che ora devono difendersi dall’accusa di aver provato a combinare prove scritte blindate, destinate ad ottenere un giudizio positivo. 

Tra gli indagati, dunque, due impiegati del Palazzo di giustizia, ma anche alcuni potenziali beneficiari delle presunte combine. Sotto inchiesta finiscono candidati, ma anche il genitore di uno degli aspiranti avvocati, che evidentemente organizza una trama di contatti con il funzionario indagato. Probabile che, nel corso di questa vicenda, siano finiti anche espliciti riferimenti a dazioni di denaro, con il classico schema di «soldi in cambio di favori». Ed è anche possibile immaginare che qualcuno si sia lamentato ad alta voce, dopo aver versato somme di denaro, senza ottenere la promozione del figlio (o di uno stretto congiunto) alla prova orale. Una vicenda che ora attende l’analisi del materiale informatico e dei documenti finora finiti sul tavolo degli inquirenti. Non è la prima volta che la Procura di Napoli decide di aprire un’inchiesta sull’esame di avvocato, accendendo i riflettori su una prova che ogni anno tiene impegnati migliaia di candidati. E non è un caso che, nella nuova organizzazione della Procura di Napoli, è stato formato un pool ad hoc che deve occuparsi di prove concorsuali, di test che riguardano potenzialmente migliaia di candidati.


Ma torniamo al blitz dei carabinieri a Castelcapuano. Stando alle statistiche, quasi il quaranta per cento dei candidati ottenne il superamento della prova scritta. Tra questi, c’è chi ha avuto rapporti con il funzionario finito sotto inchiesta. Contatti, ipotesi di accordo, che emergono solo in parte dalle verifiche condotte finora, che hanno comunque giustificato il blitz a sorpresa dei giorni scorsi. Esiste un mercimonio all’ombra delle prove per diventare avvocato? Basta una simile domanda a giustificare un blitz, con l’acquisizione di carte e supporti informatici. Alcuni anni fa, nel corso di un’altra inchiesta, alcuni avvocati furono costretti a rifare l’esame di abilitazione professionale, dopo essere stati coinvolti in indagini penali sulla fatidica prova scritta che si tiene a pochi giorni da Natale, nei saloni della Mostra d’oltremare.  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino