Escono mano nella mano dalla loro ultima serata in discoteca, sembrano sereni, sicuramente liberi e scanzonati, a loro agio in bermuda e magliette estive. Poi, qualche minuto...
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Ricordate il caso? Sono Aniello Mormile, un dipendente della Tirrenia incensurato, 28enne di buona famiglia, che nel tempo perso si diverte a fare il dj; accanto a sé, ha la fidanzata, si chiama Livia Barbato, una studentessa 22enne appassionata di fotografia e innamorata della vita: è lei la prima vittima di un incidente stradale provocato dalla decisione di Nello di percorrere un lungo tratto di tangenziale contromano. Una manovra folle (omicida e suicida al tempo stesso) che non ha ancora una ragione, culminata nello scontro con l’agente di commercio Aniello Miranda, ucciso a 48 anni mentre procedeva nel verso opposto al dj, quello giusto.
Una storia maledetta, con due morti, un imputato, almeno tre famiglie (compresa quella di Mormile) costrette a masticare rabbia e dolore per quanto avvenuto in una manciata di minuti, nel cuore dell’estate napoletana. Minuti inspiegabili, incomprensibili, secondo quanto ha confermato pochi giorni fa l’imputato al gup De Ruggiero, ricordando di non ricordare, di non sapere, di non immaginare cosa o chi lo ha indotto a fare quella maledetta inversione a «U».
Ora, di quella notte, almeno per quanto riguarda la catena di avvenimenti si sa davvero tutto. Decisive le indagini coordinate dal procuratore aggiunto Nunzio Fragliasso e dal pm Salvatore Prisco, che si sono affidati al lavoro della polizia stradale e, in particolare, al contributo del sovrintendente Alessandro Zandra: sua la ricostruzione tridimensionale, in una sorta di film da brividi, in cui ci sono le immagini vere (delle telecamere), le voci di paura dei primi soccorritori e la scena dello scontro finale. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino