«Di solito facciamo 150 pasti al giorno ma stiamo avendo un crescendo quotidiano e oggi siamo arrivati a 500 persone, che purtroppo si accalcano non rispettando le distanze...
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«Credo perché alcune mense hanno ridotto i pasti - spiega - o perché qualcuno ha chiuso. Credo pesino anche le difficoltà dei volontari che portano il cibo agli homeless nei luoghi dove vivono». Dalle 11 comincia la distribuzione dei pasti, Padre Francesco racconta quella di oggi alle 15, quando si è da poco conclusa: «Siamo rimasti in pochi e non possiamo gestire anche la fila all'esterno. Di solito ho 70 volontari e circa 20 affidati dai tribunali, ora mi sono rimasti due volontari e 4-5 affidati. Il lavoro di preparazione dei pasti e distribuzione è enorme, ma quasi tutti i volontari ci hanno detto che hanno famiglia, moltissimi sono persone anziane e non possono venire in questo periodo».
I pasti alla mensa Padre Alleva si consumano all'interno, seduti al tavolo, ma già da due settimane viene dato il pranzo da asporto viste le nuove regole sul contagio. All'esterno, però si forma una fila spesso caotica, con le persone molto vicine e senza alcuna protezione. «Si tratta di persone senza dimora, poveri, molti musulmani - racconta padre Francesco - si proteggono con una sciarpa ma non hanno altro. Le mascherine non le abbiamo neanche noi. Una delle nostre volontarie che resta a casa ci ha cucito lei stessa delle mascherine per darcele».
Il problema, quindi, è la ressa all'esterno della mensa: «Oggi - prosegue il carmelitano - è venuta una pattuglia della polizia municipale a dare un pò di ordine alla coda, l'altro giorno sono venuti i carabinieri. Ma credo servirebbe un presidio fisso all'ora del pasto per garantire la sicurezza di chi viene a prendere il cestino, forse potrebbero farlo anche i militari dell'esercito, sarebbe molto utile. in più visto che ora il cibo si consuma all'esterno, ci sono molti rifiuti nella zona a fine pranzo, forse anche l'Asia potrebbe dare una mano nel primo pomeriggio».
Le difficoltà ci sono ma padre Sorrentino non si arrende: «La provvidenza continua a mandarci i rifornimenti - spiega - perché molti napoletani sono di grande generosità. Oggi abbiamo finito di pulire e mi sono messo a preparare il sugo per domani. È San Giuseppe e ci tengo a fare la pasta con la ricotta e il pollo con l'insalata. Io non sono San Francesco, anche io ho paura, ma restiamo qui a lavorare per gli ultimi, confidando nella misericordia di Dio». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino