«Metà del mio cuore è con i colleghi travolti dall'emergenza Coronavirus al Nord». Per questo Antonella Vicidomini, infermiera in forza alla terza...
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Il legame con il passato milanese non è mai stato interrotto per Antonella che da sempre, conserva rapporti di amicizia e fiducia anche con i suoi pazienti. «All'inizio dell'emergenza, sentivo al telefono i colleghi milanesi e soffrivo profondamente per loro - racconta l'infermiera - in un certo senso, noi siamo stati fortunati perché abbiamo avuto più tempo per organizzarci e anche forme meno virulente di Covid-19». Il pensiero di aiutare i sanitari delle regioni più afflitte è stato immediato ma Antonella ha fatto i conti con un cuore diviso a metà. «Lavoro con passione al Cotugno e siamo una squadra bellissima, oltre al fatto che sono tornata a Napoli per avvicinarmi a mia madre - continua la donna - prima il mio era solo un pensiero, ora è arrivato il momento di aiutare gli ospedali che si trovano in grande affanno».
«Mi mancheranno gli anziani ricoverati che chiamiamo mascotte ma sono un'infermiera e vado dove c'è bisogno» - aggiunge Antonella - che vanta una famiglia di infermieri e una passione per lo studio delle malattie infettive che l'ha portata anche a diventare istruttore di Biocontenimento. In fondo, tra Milano e Napoli non ci saranno differenze nei pazienti Covid che Antonella incontrerà perché «tutti sono particolarmente soli» e «la parte più dolorosa dell'assistenza è il fatto di essere il loro unico gancio con il mondo esterno». «Siamo gli unici esseri umani che interagiscono con loro e, a volte, siamo gli ultimi che vedono prima di morire, nei momenti che ci fanno depositari dei loro messaggi o delle loro volontà» racconta emozionata l'infermiera convinta che «tutto questo dolore lascerà una traccia indelebile anche nei sanitari». «Quando sono in reparto cerco di sdrammatizzare e far sorridere i pazienti - aggiunge commossa - ho trovato un trucchetto per insaporire gli anti virali con un pochino di Nutella e ho già preparato delle piccole colombe da donare prima di Pasqua ma quando vedo i pazienti soffrire o piangere, ammetto di sentirmi persa». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino