Coronavirus a Napoli, l'arrivederci di Antonella: «Lascio il Cotugno, sento che devo tornare al Nord»

Coronavirus a Napoli, l'arrivederci di Antonella: «Lascio il Cotugno, sento che devo tornare al Nord»
«Metà del mio cuore è con i colleghi travolti dall'emergenza Coronavirus al Nord». Per questo Antonella Vicidomini, infermiera in forza alla terza...

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«Metà del mio cuore è con i colleghi travolti dall'emergenza Coronavirus al Nord». Per questo Antonella Vicidomini, infermiera in forza alla terza divisione Covid dell'ospedale Cotugno, è pronta a partire. Dopo 30 anni di esperienza in molti ospedali italiani, e gli ultimi cinque nel presidio napoletano, la 46enne ha partecipato al bando della Protezione Civile per la recluta di sanitari a rinforzo delle regioni maggiormente assalite dal Covid. Sente di poterlo fare ora, dopo aver dato il massimo nella fase critica «della nostra regione che si sta stabilizzando, mentre al Nord continuano ad esserci troppe vittime e contagi». Partire è soprattutto un'esigenza umana per Antonella che ringrazia «il primario Vincenzo Sangiovanni e la coordinatrice Emilia Mauriello, oltre che la direzione generale dell'Azienda dei Colli» che hanno reso possibile il suo trasferimento temporaneo. L'infermiera originaria di Pagani non ha mai dimenticato i quattro anni trascorsi nell'ospedale di Passirana, una frazione del comune milanese di Rho, dove «c'è ancora un pezzo di cuore alimentato da ciò che mi è stato donato e che io ho donato a loro», spiega commossa.

 
Il legame con il passato milanese non è mai stato interrotto per Antonella che da sempre, conserva rapporti di amicizia e fiducia anche con i suoi pazienti. «All'inizio dell'emergenza, sentivo al telefono i colleghi milanesi e soffrivo profondamente per loro - racconta l'infermiera - in un certo senso, noi siamo stati fortunati perché abbiamo avuto più tempo per organizzarci e anche forme meno virulente di Covid-19». Il pensiero di aiutare i sanitari delle regioni più afflitte è stato immediato ma Antonella ha fatto i conti con un cuore diviso a metà. «Lavoro con passione al Cotugno e siamo una squadra bellissima, oltre al fatto che sono tornata a Napoli per avvicinarmi a mia madre - continua la donna - prima il mio era solo un pensiero, ora è arrivato il momento di aiutare gli ospedali che si trovano in grande affanno».
 

«Mi mancheranno gli anziani ricoverati che chiamiamo mascotte ma sono un'infermiera e vado dove c'è bisogno» - aggiunge Antonella - che vanta una famiglia di infermieri e una passione per lo studio delle malattie infettive che l'ha portata anche a diventare istruttore di Biocontenimento. In fondo, tra Milano e Napoli non ci saranno differenze nei pazienti Covid che Antonella incontrerà perché «tutti sono particolarmente soli» e «la parte più dolorosa dell'assistenza è il fatto di essere il loro unico gancio con il mondo esterno». «Siamo gli unici esseri umani che interagiscono con loro e, a volte, siamo gli ultimi che vedono prima di morire, nei momenti che ci fanno depositari dei loro messaggi o delle loro volontà» racconta emozionata l'infermiera convinta che «tutto questo dolore lascerà una traccia indelebile anche nei sanitari». «Quando sono in reparto cerco di sdrammatizzare e far sorridere i pazienti - aggiunge commossa - ho trovato un trucchetto per insaporire gli anti virali con un pochino di Nutella e ho già preparato delle piccole colombe da donare prima di Pasqua ma quando vedo i pazienti soffrire o piangere, ammetto di sentirmi persa».  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino