Coronavirus a Napoli, assalto al deposito per i poveri alla Mostra d'Oltremare: «Fate mangiare anche noi»

Coronavirus a Napoli, assalto al deposito per i poveri alla Mostra d'Oltremare: «Fate mangiare anche noi»
Hanno provato a entrare a tutti i costi, cercando di oltrepassare la sbarra di ingresso, insultando i custodi che cercavano di bloccare l'accesso alla Mostra, tra urla,...

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Hanno provato a entrare a tutti i costi, cercando di oltrepassare la sbarra di ingresso, insultando i custodi che cercavano di bloccare l'accesso alla Mostra, tra urla, proteste e minacce. Qualcuno - tra le famiglie che vivono nella zona di Fuorigrotta - si è accorto che i camioncini di un supermercato stavano trasportando una gran quantità di generi alimentari in uno dei padiglioni della Mostra d'Oltremare. Un grosso carico di donazioni destinato a far fronte, almeno in parte, alle necessità delle mense cittadine che ogni giorno sfamano centinaia di senza dimora.


Pasta, bottiglie di pomodoro, scatolette di tonno, olio, farina, latte a lunga conservazione, biscotti, legumi in scatola e una quantità di confezioni di zucchero e caffè: una vera e propria manna per chi - in questo periodo di chiusura totale di ogni tipo di attività - pur non vivendo in strada, ha perso il lavoro e non riesce a mettere insieme il pranzo con la cena. Da qui la decisione di irrompere in quel padiglione e portar via tutto il possibile. Sono dovuti intervenire polizia e vigili urbani per mettere ordine, convincere quelle famiglie ad andar via e liberare i volontari della Caritas asserragliati all'interno della Mostra d'Oltremare in attesa che tornasse la calma. «Ci siamo trovati nel bel mezzo del caos - racconta Gianni Scalamogna, coordinatore delle mense Caritas - eravamo lì per ricevere una parte del cibo offerto al Comune da un supermercato cittadino. Mi aveva chiamato l'assessore Galiero, voleva che prendessimo tutto quello che poteva servire a rifornire le nostre mense, quotidianamente in affanno. Mentre stavano caricando l'auto abbiamo sentito gente che urlava e gli uomini della sicurezza che ci invitavano a rimanere chiusi all'interno dell'edificio».
 
Un sequestro durato quasi un'ora prima che al diacono della Caritas, e ai suoi volontari, venisse dato il via libera: «Al nostro arrivo avevo visto un po' di gente che discuteva con l'assessore - prosegue Scalamogna - ma erano pochi, e la Galiero ha anche dato loro qualche spesa, poi, la voce che alla Mostra d'Oltremare c'erano provviste alimentari, si deve essere sparsa nella zona, e sono cominciati ad arrivare in tanti». Il gran numero di persone che cercava di raggiungere il padiglione con i rifornimenti ha obbligato i custodi a chiudere i cancelli provocando la reazione violenta delle famiglie rimaste all'ingresso: «Dobbiamo mangiare anche noi ma non abbiamo i soldi per fare la spesa - dicevano - fino a quando non si ricomincerà a lavorare, qualcuno dovrà pensare anche a noi». Un dramma senza fine, quello che coinvolge tante famiglie napoletane, da un giorno all'altro senza più lavoro e reddito.


E i dati confermano: le richieste di aiuto che arrivano alla Caritas, ma anche alla Comunità di Sant'Egidio e alle tante associazioni di volontariato, sono aumentate del 30%. Una cifra destinata a crescere ulteriormente se questa emergenza non si concluderà quanto prima. E quello che preoccupa non è solo il dato numerico. A queste richieste - racconta sempre il diacono Scalamogna - si accompagna un diffuso «senso di vergogna da parte di chi non avrebbe mai pensato di richiedere un aiuto materiale. Ed ecco che emergono anche i primi segnali di rabbia, sintomo di malessere umano e psicologico, ai quali i territori devono saper rispondere. Se prima a rivolgersi ai centri Caritas erano in gran parte immigrati e senza fissa dimora, ora l'emergenza coinvolge anche le fasce dei lavoratori più vulnerabili - conclude il coordinatore - le prime a subire gli effetti della crisi».  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino