Coronavirus a Napoli, il racconto del primario del Fatebenefratelli: «Guarito in poche ore, per me è un miracolo»

Coronavirus a Napoli, il racconto del primario del Fatebenefratelli: «Guarito in poche ore, per me è un miracolo»
Ha dello straordinario la guarigione dal Sars-Cov-19 di Gianni Barone, primario di Chirurgia generale del Fatebenefratelli di Napoli. «Ero di notte a letto con la febbre...

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Ha dello straordinario la guarigione dal Sars-Cov-19 di Gianni Barone, primario di Chirurgia generale del Fatebenefratelli di Napoli. «Ero di notte a letto con la febbre alta e la polmonite, respiravo male - racconta al Mattino - dovevo firmare il consenso informato per essere sottoposto il giorno dopo alla terapia Ascierto, ultimo tentativo prima di andare in rianimazione. Ho visto una luce, sentito calore e udito una voce indecifrabile che mi ha detto che sarei guarito. Ho iniziato a sudare e al mattino ero guarito».

 
Come si è accorto del contagio?
«Era il 6 marzo, di sera mi avvertono dall'ospedale di un grave caso di peritonite. Una ragazzina che poi ho operato in urgenza. Il sabato sono andato a visitarla. La domenica, dopo la messa, sebbene non fossi di turno, sono andato in ospedale e ho notato che un mio aiuto anziano, che tornava dalle ferie, aveva una brutta tosse».

Era positivo al Coronavirus?
«Mi dice di aver preso vento in barca durante le ferie. Per prudenza la ragazza operata vado a medicarla io. Il giorno dopo il collega mi avverte di avere febbre e dispnea. La domenica successiva mi dice che è risultato positivo al tampone».

E lei?
«Io nel frattempo mi ero messo in quarantena da solo, faccio un tampone ma risultavo negativo».

La situazione è poi cambiata?
«Il 19 e il 20 marzo inizia a salire la febbre senza alcun altro segno. Prima 37,5 poi 38, senza tosse. Mi sono messo a letto in casa restando sempre isolato dal resto della famiglia. Il venerdì 20 la febbre diventa incessante, la domenica 22 comincia la tosse. Un mio amico infettivologo, sapendo che ero negativo pensa all'influenza. Decido però di iniziare la cura con un antibiotico e la clorochina. Ciononostante sto sempre peggio. Chiamo il 118 e faccio un altro tampone. Il prelievo lo faccio da solo e lo consegno ai sanitari. La domenica successiva, dopo il responso positivo, comincio a star male e chiamo il 118. Mi portano al Cotugno. Alla Tac emerge la polmonite bilaterale ai lobi superiori. La emogasanalisi è alterata. Mi mettono la maschera ad ossigeno di Venturi a permanenza ad alto flusso e ne trovo giovamento. Iniziano a somministrarmi gli antivirali. Adesso parlo bene ma la voce era andata via».

E poi come è guarito?
«Non miglioravo e volevano portarmi in terapia intensiva. In piena notte ho avuto una visione e sentito una voce. Raccontarlo mi commuove».

La racconti meglio.
«Avevo i brividi per la febbre e sono stato avvolto come da una luce e un calore. Sento una voce indecifrabile, quasi sussurrata, che mi dice stanotte guarirai».

E cosa è accaduto dopo?
«Dopo un'ora, senza prendere nulla, ho sudato tanto. Mi sono cambiato due volte. A letto non sono potuto tornare in quanto era zuppo. Niente più tosse, saturavo benissimo, la pressione è passata da 90-140 a 80-120, la frequenza cardiaca da 100 a 64, la febbre scesa a 35,8 senza tachipirina e non è più risalita. Sono rimasto sulla sedia per non dare fastidio agli infermieri e un farmacista che era nel letto accanto a me».

E al mattino?

«Gli infermieri si sono stupiti. Mi dicono: ma lei è un'altra persona. Da livido ero tornato roseo. La primaria mi ha detto che non si vergognava a dirlo ma ero un miracolato. Mi ha visitato e la polmonite era sparita. Ho fatto il tampone ed era ancora parzialmente positivo ma ero clinicamente guarito e dunque mi hanno dimesso. Continuo a fare la quarantena a casa. Ora sto bene. È straordinario quello che mi è accaduto».  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino