Coronavirus al Cardarelli, nuovi contagi: positivi un paziente e un infermiere nel reparto di Medicina 2

Coronavirus al Cardarelli, nuovi contagi: positivi un paziente e un infermiere nel reparto di Medicina 2
Altri due contagiati da Covid, all’ospedale Cardarelli nel reparto di Medicina 2 dove sono stati infettati sia pazienti che sanitari. Nel giro di poco più di quindici...

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Altri due contagiati da Covid, all’ospedale Cardarelli nel reparto di Medicina 2 dove sono stati infettati sia pazienti che sanitari. Nel giro di poco più di quindici giorni, i casi positivi al virus sono arrivati a quota 11 e l’ultimo bilancio, di questa mattina, riguarda un infermiere e un paziente, quest’ultimo trasferito momentaneamente nella palazzina M, dedicata ai casi sospetti e accertati Covid, in attesa del trasferimento al Covid Center dell’ospedale del Mare. Infine, sempre questa mattina, si attendono gli esiti di un terzo caso, stavolta sospetto, riguardo un altro paziente di Medicina 2, trasferito in via preventiva nella palazzina M.

 
In totale, gli 11 contagiati all’interno del reparto in questione sono stati: due dottoresse, due infermieri e sette pazienti maschi. Una statistica considerata allarmante dai comparti sindacali e dalle associazioni di categoria che più volte hanno segnalato la presenza di un vero e proprio focolaio di contagi in Medicina 2, annunciando anche la necessità di provvedimenti funzionali per il ritorno all’ordinario. Dunque, la preoccupazione è «spegnere il focolaio» ma anche «ripartire, oggi più che mai perché queste problematiche rappresentano anche l’occasione di riorganizzare il sistema» scrivono i sindacalisti Nursing Up del Cardarelli.
 
«Il distanziamento sociale deve mettere fine all’epoca delle barelle ammassate nelle corsie ospedaliere e deve finalmente permettere la rimodulazione del rapporto tra sanitari e pazienti - si legge nella nota firmata dal segretario territoriale Nursing Up Marco Tesone e il rappresentante Rsa Salvatore Casillo - da oggi bisogna pensare a non avere più barelle, non lavorare sotto organico e avere chiari protocolli assistenziali». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino