È l'attesa - prima ma soprattutto dopo il tampone, con il dopo che raggiunge e supera i sette giorni assumendo così i contorni dell'ansia, logorante sul...
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LE TESTIMONIANZE
«Capisco tutto, i carichi di lavoro, le migliaia di tamponi da processare, l'esponenziale crescita del numero di test eseguiti ogni giorno - dice Nicola, professionista residente a Pozzuoli - ma l'attesa dell'esito del test è collocato nel territorio dell'evitabile. Non sono un esperto ma sono capace di informarmi e ritengo di avere il diritto di sapere in tempo reale quale sia stato l'esito del mio tampone. E invece il mio medico di famiglia mi ha detto che solo i test prenotati da lui sono accessibili, il distretto mi ha invitato a pazientare visto l'altro numero di procedure in corso e l'addetto al momento del prelievo in ospedale addirittura mi ha riferito che se il tampone fosse stato negativo non mi avrebbero notificato nulla e che dopo 24-48 ore di attesa potevo ritenermi libero dall'isolamento domiciliare. Ora ho scoperto (con ritardo) di essere positivo e per alcuni giorni sono stato mio malgrado diffusore del virus. Mi sono premurato di avvertire tutte le persone che ho incontrato, prima che lo facesse a propria volta la Asl. Persone a loro volta bloccate a casa in attesa del tampone (in questo caso giustamente in quanto occorre superare il periodo finestra nda) ma anche del suo esito». «Comprendiamo che il carico di lavoro sia enorme - spiega Maria, giovane studentessa residente a Barra, contatto di un positivo rientrato da un viaggio - ma riteniamo che sia possibile allestire una pagina web a cui ciascun utente con una password possa collegarsi per avere il dato in tempo reale non appena il laboratorio ha concluso il test». Non è così semplice in realtà: «I passaggi sono codificati da norme e leggi - replicano dagli uffici della Asl Napoli 3 e le procedure sono molto diverse quando si tratta di un tampone di screening, quando invece si è un contatto di positivo e c'è la privacy a imporre il rispetto di procedure molto rigide e complesse. I dati non possono diventare open in maniera semplice».
I MEDICI
Una spada di Damocle - quella della possibilità di un esito positivo del test - che finisce per pendere e pesare sul capo di interi nuclei familiari e gruppi più o meno allargati di contatti di un positivo: «Siamo diventati i terminali di tutte le proteste dei malati - avverte un medico di famiglia di Napoli, studio a Soccavo - da vent'anni utilizziamo piattaforme per trasmettere il flusso dati a Regione e Ministero e siamo attrezzati e pronti a usare gli strumenti previsti. La prenotazione del tampone funziona abbastanza bene ma quando si tratta di avere il risultato impazziamo a inseguire l'esito». «Ormai la situazione è diventata molto critica per quanto concerne la comunicazione degli esiti dei tamponi - conclude Saverio Annunziata, studio a via Vittoria colonna a Napoli, dirigente nazionale del Sumai - a noi medici di famiglia giungono pazienti sempre più inviperiti perché viene loro riferito che gli esiti dobbiamo comunicarli noi, quando invece sulla piattaforma Sic non vengono caricati se non dopo settimane». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino