Coronavirus a Napoli, calano i ricoveri: Cotugno non più saturo

Coronavirus a Napoli, calano i ricoveri: Cotugno non più saturo
In termini marinareschi si direbbe che gli ospedali napoletani attraversano una sorta di bonaccia: dopo il mare agitato che ha scosso per tutto il mese di ottobre le navi...

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In termini marinareschi si direbbe che gli ospedali napoletani attraversano una sorta di bonaccia: dopo il mare agitato che ha scosso per tutto il mese di ottobre le navi assistenziali, culminando con la burrasca che ha imperversato con la massima intensità tra fine ottobre e inizio novembre, ora i camici bianchi tirano il fiato, leccando le ferite riportate durante la tempesta che ha lasciato morti e feriti sul campo anche nelle squadre di coperta che governano la navigazione. Molti camici bianchi sono attualmente sottratti al servizio in quanto risultati contagiati e ne avranno almeno per un paio di settimane. I pronto soccorso e i reparti, a cominciare dal Cotugno, hanno raggiunto un nuovo equilibrio tra dimessi, trasferiti e ricoveri. La prima linea del polo infettivologico partenopeo da giorni non ha più la fila di macchine e di autoambulanze all’esterno dell’ingresso e per la prima volta inizia ad avere qualche posto di Osservazione libero. Nei reparti di degenza del principale Hub per il Covid in Campania non si lotta più strenuamente posto per posto come una decina di giorni fa anche se si viaggia sempre pieni. Le rianimazioni galleggiano tra un posto o due liberati a settimana ma poi subito occupati da altri malati in arrivo. Insomma ospedale e rianimazione sempre pieni ma con una minore pressione sulla porta di ingresso in ospedale.

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Situazione molto simile anche al Policlinico Federico II dove il sovraccarico di una settimana fa sembra leggermente allentato sebbene siano ancora tutti occupati i 20 posti di rianimazione guidati da Giuseppe Servillo. Le circa 100 degenze allestite finora, sulle 130 previste, di cui una quindicina di sub intensiva, sono sottoposte a un turn-over continuo. Accettano ogni giorno uno o due pazienti dalla rete del 118 non appena provvedono a dimissioni o trasferimenti verso strutture a più bassa intensità di cura, soprattutto nella rete delle Case di cura accreditate. Tutti pieni anche i 50 posti (42 di medicina e 8 di semintensiva dotati di monitor e di respiratori per la ventilazione assistita) messi in campo dieci giorni fa dall’altro policlinico universitario della Vanvitelli, che ha utilizzato il padiglione 3 della zona collinare per mancanza di spazi al centro storico. Dalla prossima settimana al padiglione 17 ne saranno allestiti altri 15 fino ad arrivare alla dotazione di 100 posti letto già programmati. 

L’equilibrio tra dimissioni e ricoveri per la prima volta si riscontra anche al Cardarelli dove al pretriage si lavora con maggiore ordine e minore affollamento anche se si viaggia ancora su alti numeri. Il personale è stanco, impaurito. Qualcuno paga con l’infezione contratta sul lavoro il grande stress dei giorni scorsi. Nella parte est della città, all’Ospedale del Mare, sono 23 i posti occupati su 30 attivi di terapia intensiva nei prefabbricati modulari, 8 posti sempre pieni di sub intensiva nell’ex day surgery allestita al secondo piano del plesso principale, pieni anche i 39 di degenza in medicina. Qui il nodo da affrontare è la rivisitazione di percorsi non perfettamente funzionali tra reparti infettivi e ordinari. Nei giorni scorsi un paziente oncologico, operato per una massa nella zona testa collo, entrato negativo al Covid è poi risultato positivo al virus prima delle dimissioni. Stabile la situazione anche al Loreto: qui nelle ultime 24 ore sono arrivati altri 4 ricoveri in sub intensiva che conta su una riserva di 4 posti liberi sui 20 attivi mentre sono in calo i malati nell’area di degenza ordinaria. Dei 50 posti attivi ne sono occupati 42. Pressoché stabile anche la situazione del San Giovanni Bosco dove sono 28 i posti occupati (due in più del giorno prima) sui 40 allestiti. Sul fronte del personale le maggiori penurie, aggravate da contagi, pensionamenti e malattie, si registrano all’Ospedale del Mare e al Loreto. Qui dall’esercito sono arrivati rispettivamente 2 medici e 5 infermieri (all’Ospedale del Mare) e sette dottori e altrettanti infermieri al Loreto.

 

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Il Mattino