È nuovamente positivo al SarsCov2 un primario del Cardarelli ammalatosi in forma severa durante le prime settimane dell’epidemia: a distanza di mesi dalla prima...
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Al Cardarelli intanto sono una decina le Unità operative (Ortopedia 1, Medicina 2, Medicina 3, Chirurgia generale 1, Pneumologia 1, Chirurgia plastica, Chirurgia Vascolare, Utic, Terapia intensiva post operatoria) in cui è scattato lo stop ai nuovi ricoveri in attesa degli esiti dei tamponi di controllo per pazienti e dipendenti. Un semaforo rosso che, sebbene per poche ore, l’altro giorno ha investito anche il pronto soccorso per la sanificazione dopo il transito di un positivo. Spia di una complessità che in autunno, con l’incombente epidemia stagionale da influenza, potrebbe impegnare ancora più la rete dell’emergenza urgenza della Campania.
«La sospensione dei ricoveri si impone nei reparti in cui individuiamo casi positivi durante lo screening di controllo di pazienti e dipendenti - avverte il manager Giuseppe Longo - ovviamente non interrompiamo l’assistenza. Quei reparti restano aperti ma dobbiamo avere il tempo di tracciare e sottoporre a tampone tutti i soggetti che lavorano o sono ricoverati nel reparto. Già oggi se i riscontri saranno negativi riapriamo ai ricoveri Ortopedia e Utic. Del resto per molte unità operative abbiamo dei doppioni che ci facilitano nel mantenere integra l’offerta assistenziale. Questi positivi sono emersi proprio grazie al fatto che effettuiamo tamponi a tutti i pazienti che si ricoverano e anche al personale che rientra dalle ferie». In corsia - conclude Longo - operiamo con un doppio filtro, uno posizionato nel pre-triage, esterno al pronto soccorso, in cui pratichiamo prima dell’ingresso in ospedale il test sierologico riservando invece i tamponi rapidi per i pazienti in urgenza. Il secondo filtro è attuato nei reparti dove all’atto del ricoveri (medici o chirurgici che siano) si effettua il tampone tradizionale. Ovviamente se emerge qualche positivo abbiamo il dovere di isolarlo, controllare tutti, sanificare e poi riaprire.
«Il tampone tradizionale richiede dalle 12 alle 18 ore per essere processato - sottolinea Alessandro Perrella, dirigente infettivologo dell’ospedale - ma è l’unico strumento di diagnosi per SarsCov2 riconosciuto dall’Istituto superiore di Sanità e dall’Oms. Premesso che anche questa metodica sconta una quota non trascurabile di falsi negativi (circa il 20%) non può essere praticata a tutti, significherebbe paralizzare il pronto soccorso. Pertanto, secondo le linee guida dettate dalla comunità scientifica internazionale, pratichiamo un test sierologico all’ingresso e poi successivamente il tampone. Va sottolineato - conclude Perrella - sono tutti asintomatici altrimenti andrebbero nelle aree a isolamento. Pur applicando le migliori linee guida in un grande pronto soccorso come questo con oltre 200 accessi al giorno è fatale scoprire qualche positivo al virus in corso di pandemia. La sorveglianza però è efficace e la gestiamo bene visto che le attività possono riprendere dopo brevi interruzioni». Intanto molti interventi chirurgici sono saltati in Ortopedia e alcune attività cliniche procedono a rilento. Dati e circostanze di cui tenere conto in vista dell’ondata autunnale di influenza stagionale. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino