Coronavirus a Napoli, la crisi «contagia» la pizza: «Vendite crollate del 70%»

Coronavirus a Napoli, la crisi «contagia» la pizza: «Vendite crollate del 70%»
La crisi Covid continua a stringere nella sua morsa l’intero comparto della ristorazione. Le persone vanno meno a cena fuori, i turisti sono un lontano ricordo e il...

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La crisi Covid continua a stringere nella sua morsa l’intero comparto della ristorazione. Le persone vanno meno a cena fuori, i turisti sono un lontano ricordo e il Coronavirus è riuscito a mutare anche le abitudini dei napoletani. Il mondo delle pizzerie lamenta una perdita del 50 per cento, per i più fortunati, ovvero per coloro che possono usufruire di ristoranti sul lungomare e del 70 per cento per tutti quelli del centro storico e delle zone più esterne. Chi prima riusciva a sfornare mille pizze al giorno oggi riesce a malapena ad arrivare a 500 e parliamo dei colossi della pizza in città (con un paio di rare eccezioni); gli altri che riuscivano a raggiungere quota 100 oggi si accontentano di trenta pizze, per lo più da asporto. La maggior parte delle pizzerie lavora «in prossimità», ovvero con le ordinazioni di cittadini residenti in zona. 


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Gli unici barlumi di luce per le pizzerie arrivano nel weekend, quando le persone, complici le belle giornate, hanno più voglia di stare per strada. Occupano però soprattutto spazi esterni. Chi ha solamente tavolini interni la ripresa sta diventando sempre più in salita. Nel fine settimana regge bene la schiera di pizzerie su via Partenope, mentre quelle del centro storico, dove i clienti, sette su dieci, erano per lo più turisti continuano ad accusare il colpo. «I locali del lungomare stanno arrivando a perdere il cinquanta per cento degli incassi rispetto allo stesso periodo dello stesso anno – spiega Antonino Della Notte, proprietario di Antonio & Antonio e presidente provinciale Aicast – Nel weekend c’è comunque una ripresa, ma parliamo di un segno meno che tocca, nelle migliori delle ipotesi, il 30 per cento. Se poi ci si sposta al centro storico o in periferia, la situazione peggiora. Non tutti hanno infatti la possibilità di avere spazi esterni e la gente ha ancora paura a chiudersi nei locali. Di media in città parliamo di perdite che toccano anche il 70 per cento». Della Notte vede il bicchiere mezzo pieno: «Adesso ci aspettiamo che la gente con il passare del tempo acquisisca maggiore fiducia e venga più assiduamente nei ristoranti e nelle pizzerie, che sono luoghi sicuri, oggi più di ieri. Aspettiamo che ci possa essere qualche risorsa in più per il turismo, magari incentivando con campagne di promozione il rilancio del territorio. Iniziative per riportare la gente negli alberghi». Il presidente Aicast è fiducioso per il prossimo futuro: «Ci aspettiamo una lieve ripresa a luglio e agosto, perché da quanto sappiamo alcune prenotazione per gli alberghi stanno cominciando ad arrivare. Alziamoci le maniche e creiamo maggiore accoglienza per far sì che i turisti siano spinti a tornare a Napoli». 
 

Un compleanno amaro per la pizza margherita che compie 131 anni. «Le vendite sono praticamente dimezzate a causa del Coronavirus e del lungo periodo di lockdown – si legge sul sito di Coldiretti - che fanno sentire i loro effetti anche in questa prima fase di riapertura, mettendo a rischio il futuro di 63mila pizzerie e circa 200mila addetti». Nel periodo pre-Covid basti pensare che solo in Italia si sfornavano circa 8 milioni di pizze ottenute grazie all’utilizzo di 200 milioni di chili di farina, 225 milioni di chili di mozzarella, 30 milioni di chili di olio di oliva e 260 milioni di chili di salsa di pomodoro. La chiusura forzata dei locali ha avuto dunque un impatto devastante non solo sulle imprese e sull’occupazione, ma anche – come rilevato dalla stessa Coldiretti – sull’intero sistema agroalimentare che ha visto chiudere un importante sbocco di mercato per la fornitura dei prodotti. «Un calo c’è stato – racconta Antonio Sorbillo – e ne ho avuto conferma parlando anche con i colleghi del centro storico. Da quando hanno riaperto le frontiere ci sono stati comunque dei segnali di ripresa. Oggi dipende dai giorni, ma qualche numero interessante lo iniziamo a registrare». Roberto Biscardi del ristorante del lungomare I Re di Napoli ammette il calo delle vendite: «Noi siamo fortunati, perché in questa zona le perdite sono minori. Ma se guardiamo ad un giorno qualunque di giugno dello scorso anno facevo 150 coperti, oggi riusciamo a farne 80. Ovviamente nel weekend siamo pieni, ma nonostante ciò una perdita del 30 per cento la dobbiamo considerare lo stesso». Un problema non da poco è quella della cassa integrazione dei lavoratori. Due operatori su dieci, sono rimasti fuori, per il momento in cig, con la speranza di ulteriori proroghe da parte del Governo. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino