«Ero in corsia al Cotugno nel 1973, durante il colera. Ma questa epidemia è un'altra cosa, mai visto nulla del genere». Franco Faella è uno degli...
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Faella ha risposto dalla sua Castellammare e ha accettato: «Ci ho pensato - dice - e ho capito che non potevo comportarmi da vigliacco». In pochi giorni il medico ha supervisionato i lavori al Loreto Mare, ospedale generalista su via Marina che è ora pronto per diventare il secondo hub di lotta al covid19, con dieci posti di terapia intensiva già pronti, 20 di sub intensiva e 40 di normale degenza infettivologica. «Stiamo finendo gli ultimi dettagli e domani mattina saremo pronti», spiega Faella all'ANSA. «La sala di terapia intensiva è pronta - spiega - ed è una delle migliori che ho visto. È nata nel corso di un'epidemia e si vede, rispetta esattamente ogni dettaglio. Ora lavoriamo agli ambienti per la sicurezza dei sanitari, qui lavoreranno in 120-150 per coprire tutti i turni».
E la salute di medici e infermieri è fondamentale per salvaguardare quella dei pazienti. «Parliamo di pazienti infettivi - spiega Faella - quindi dobbiamo avere la certezza di avere i numeri sufficienti su dispositivi come maschere, tute, guanti, occhiali. Stanno arrivando, perché chi lavora qui sarà sotto stress e deve farlo in maniera ottimale». Grande attenzione è infatti dedicata all'ingresso e all'uscita dei medici. «C'è una prima sala - afferma l'infettivologo - dove ci si cambia, poi una seconda sala dove si indossano le protezioni, poi si entra nei reparti. I medici e gli infermieri saranno lì per assistere i pazienti, ma poi usciranno, andranno in un altro ambiente dove ci sono i monitor con i parametri vitali di tutti i pazienti e gli schermi con le telecamere puntate su di loro. In questi casi il contatto prolungato, quando non serve, è inutile».
Pazienti monitorati e medici pronti a tornare da loro, quindi. E grande attenzione all'uscita dall'ospedale: «Quando si esce - spiega Faella - ci sarà una sala dove l'operatore sanitario può togliere la tuta in modo opportuno, perché si tratta di dispositivi infetti dalla tosse dei pazienti, e il primo paio di guanti. Poi si toglie gli occhiali, la mascherina, il secondo paio di guanti e si disinfetta le mani. A quel punto può tornare ai monitor».
Ultimi dettagli, poi l'apertura, domani: «Aspetteremo il primo paziente - dice Faella - anche se vorrei che non arrivasse, perché vorrebbe dire che stiamo controllando il contagio.
Il Mattino