Lavarsi le mani è un'impresa al Tribunale di Napoli. Questo è solo uno degli elementi della desolazione del Palazzo di Giustizia al day one dell'astensione...
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DISPENSER E BAGNI
Sarebbero due i legali contagiati ad aver preso parte a una singola udienza. Il Consiglio dell'Ordine degli Avvocati, il 2 marzo, aveva proclamato l'astensione «per salvaguardare l'attività di coloro che, anche in presenza di un minimo segnale, ritengono di non partecipare alle udienze a tutela di tutta la comunità e nel rispetto della legge». Chiesta dunque la sanificazione delle strutture giudiziarie e l'installazione di dispenser per contrastare la diffusione del Coronavirus. Come stanno le cose nell'edificio? Ieri mattina, dei dispenser nemmeno l'ombra, anzi: i contenitori di sapone dei bagni erano vuoti. Stesso discorso per la carta: introvabile. In Tribunale è complicato non solo lavarsi le mani, ma anche asciugarle. Basta entrare in un bagno per accorgersene. Quello del primo piano ieri mattina era decisamente sporco. «L'astensione riguarda le udienze, ma altre attività vanno svolte - spiega Fabio Carbonelli, penalista - L'atmosfera qui è abbastanza triste. C'è poca gente. Cerchiamo di fare attenzione. Manteniamo il metro e mezzo di distanza e cerchiamo di aprire le porte senza mani. In ogni caso la struttura è inefficiente e inadeguata al rispetto delle norme igienico-sanitarie: non c'è sapone e i bagni non sono a norma». Uno dei bagni, aperto, è anche senza luce e con i pannelli del soffitto distrutti.
LE PULIZIE
Nel semideserto di corridoi e ascensori, si incontra ogni tanto un inserviente che trascina un carrello con i detersivi. «Siamo diverse decine - commenta uno di loro - il palazzo è enorme». Le operazioni di ieri mattina sono state una disinfezione, una pulizia più che una sanificazione. Bagni a parte, non mancano corridoi sporchi, scale impolverate, mobilie abbandonate nella zona dei lavori in corso sui tapis roulant. L'attenzione nei contatti c'è, ma nessuna mascherina. Tra i presenti si avvista l'ex procuratore Giovandomenico Lepore: «Se l'astensione è fatta per la pulizia dei locali ben venga - commenta - Se è fatta per altre questioni, invece, bisognerebbe guardare agli interessi di tutti e non è facile prendere decisioni in merito. Bisogna che qualcuno controlli come viene eseguita la pulizia dei locali».
GLI AVVOCATI
«L'adesione è corposa - dice Alessandra Cautela, civilista - e le udienze si stanno rinviando per astensione. Alcuni hanno comunicato l'adesione via Pec». Tra gli avvocati presenti ieri, c'è chi suggerisce che la scelta di sospendere le attività per operazioni di sanificazione valga anche in funzione della durata della permanenza del virus sulle superfici. «Le informazioni preliminari - si legge in ogni caso sul sito del ministero della Salute - suggeriscono che il virus possa sopravvivere alcune ore, anche se è ancora in fase di studio. L'utilizzo di semplici disinfettanti è in grado di uccidere il virus annullando la sua capacità di infettare le persone, per esempio disinfettanti contenenti alcol (etanolo) al 75% o a base di cloro all'1%». Insomma, le ore che passano fanno effetto, con o senza sanificazione. «Se l'epidemia, come successo a Milano e ai due cancellieri di Napoli Nord, si diffonderà anche tra i magistrati, noi saremo stati solo i primi a chiedere la sospensione delle udienze», prosegue il penalista Moselli. «Io sono venuta al lavoro come tutti i giorni - spiega Antonietta Di Nardo, praticante penalista - Si tengono solo le udienze con i detenuti, ma oggi ho lavorato agli adempimenti. Alcuni la prendono seriamente, altri ci scherzano su». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino