Nessun caso di contagio da Covid 19 in relazione ai festeggiamenti della vittoriosa finale di Coppa Italia la sera del 17 giugno contro la Juve. A distanza di due settimane,...
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Eppure è trascorso un tempo abbastanza lungo dal 17 giugno per l’incubazione del virus: se vi fosse stato qualche contagio sarebbe venuto fuori. Invece nessuno dei tifosi che ha festeggiato quella sera ha manifestato segni o sintomi d’infezione. Nessuno degli abbracci, dei balli e dei canti che fino a notte inoltrata hanno visto migliaia di napoletani protagonisti, sembra aver causato nuovi casi di Sars Cov 2. I napoletani possono dire di essere usciti indenni da quell’evento sentinella nonostante la caduta di ogni misura preventiva e di ogni precauzione, sia in termini di distanza, sia per quanto riguarda l’uso di gel e mascherine. «Segno - dicono gli esperti infettivologi ed epidemiologi consulenti della cabina di regia regionale della Protezione civile - che il Coronavirus oggi in Campania circola davvero poco, e anche le poche decine di positivi asintomatici, e che funzionando probabilmente da riserva e serbatoio del Covid, hanno una carica virale talmente bassa che non si rilevano significativi focolai. Una ragione in più per essere ottimisti ma anche per non mollare e tenere alta la guardia nella consapevolezza che questo è il risultato del contenimento e della prevenzione portati avanti per mesi.
«Sarebbe un errore far scattare il “liberi tutti” proprio adesso - avverte Alessandro Perrella, infettivologo del Cardarelli e componente dell’Unità di crisi regionale sul Covid-19 - se i napoletani hanno potuto festeggiare senza danni, se i turisti possono venire a trascorrere le ferie in Campania senza rischi, se le attività lavorative e produttive stanno tornando alla normalità, lo dobbiamo al lungo periodo di lockdown che ha costretto il virus a modificare il proprio profilo infettivo. Se continueremo ad avere precauzioni, senza per questo rinunciare alla vita sociale, pubblica e lavorativa, allora potremo affrontare anche lo snodo autunnale con maggiore tranquillità. In autunno le condizioni climatiche più fredde e umide, il conseguente stress per le nostre vie respiratorie, la compresenza di altre affezioni stagionali, in particolare l’influenza con il suo effetto confondente e deprimente le difese immunitarie, potrebbero giocare a favore del Covid».
Al Cotugno intanto, prosegue lo svuotamento delle corsie. Attualmente sono solo 3 i malati positivi ricoverati. «Abbiamo registrato invece, soprattutto negli ultimi giorni, molti casi che giungono come sospetti - avverte il manager Murizio di Mauro - persone che spontaneamente arrivano in pronto soccorso con sintomi aspecifici, oppure perché trovati positivi agli anticorpi dopo esami sierologici effettuati nei centri privati o anche per trasferimento da altre strutture. Ebbene anche questi, sottoposti ad attente indagini cliniche e ai test su tampone sono risultati finora tutti negativi. Nei prossimi giorni, prima di dimetterli, ripeteremo l’esame per una definitiva archiviazione di questi casi». Del resto è ormai da diversi giorni che le rianimazioni della Campania sono vuote e da ben 13 giorni non si contano nuovi decessi. «Effettivamente - conclude Di Mauro - i clinici dicono che i nuovi positivi al tampone hanno una carica virale molto bassa al contrario di quanto accadeva a marzo e aprile». Un dato che disegna a Napoli uno scenario del tutto simile a quello osservato al Nord da Alberto Zangrillo, direttore della terapia intensiva del San Raffaele di Milano. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino