Si chiamano Hospital Car e sono dei veri e propri poliambulatori mobili dedicati al pazient Covid-19. A vederli si direbbero dei semplici camper, ma all'interno hanno...
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L'Asl Napoli3 Sud copre una popolazione di 1.070.000 di abitanti divisi in 57 comuni e 13 distretti. Per raggiungere i circa 250 positivi che hanno sintomi lievi, o sono asintomatici e quindi sono monitorati a casa, saranno attivate in tutto 5 Usca mobili e 8 con sedi nei distretti sanitari. L'obiettivo è controllare e e gestire l'insorgenza di ulteriori casi, e tenersi pronti per un'eventuale recrudescenza dell'epidemia nei prossimi mesi. Oggi partirà il secondo poliambulatorio mobile che farà base a Pomigliano d'Arco nel distretto 51 ma si muoverà anche tra i comuni di Somma e San Giorgio a Cremano, ovvero tra i distretti 50 e 54. «Facciamo mediamente dieci visite domiciliari al giorno per ogni poliambulatorio mobile impiegato», spiega il direttore generale Asl Napoli 3 Sud Gennaro Sosto: «In questo modo puntiamo ad alleggerire rapidamente gli ospedali e i reparti di rianimazione, con il contestuale potenziamento delle attività di prevenzione e cura sul territorio, vera sfida da affrontare dei prossimi mesi». Le Usca potranno fare in casi eccezionali anche tamponi se chiamate per arginare possibili nuovi focolai. «Tutte le attività Usca - aggiunge il direttore sanitario aziendale, Gaetano D'Onofrio - hanno osservato specifici protocolli operativi dell'Istituto Superiore di Sanità, con adeguata formazione del personale medico coinvolto, applicazione di idonee procedure di disinfezione, pulizia e sanificazione delle sedi utilizzate».
Ma sul loro utilizzo è già polemica. «A cosa servono le Usca per il modo in cui sono state organizzate? A volte si tratta di giovani medici specializzandi che vengono mandati presso il domicilio del paziente Covid senza avere possibilità di fare terapia, ma solo per valutare le condizioni del paziente già affidato ai medici di base», lamenta il consigliere regionale di Forza Italia Monica Paolino: «Se l'azione della sanità territoriale fosse stata rafforzata dalla Regione in sinergia con i Comuni, sicuramente, avremmo avuto meno contagi soprattutto nei ceppi familiari che hanno rappresentato, insieme agli ospedali, i focolai più pericolosi». Leggi l'articolo completo su
Il Mattino