Costiera sorrentina, scacco ai pusher di vip e turisti

Sgominata la rete di pusher che gestiva la vendita di cocaina e crack in penisola

Le immagini riprese dai carabinieri
Cocaina per la Penisola sorrentina, ma anche armi e un insolito manganello con una scritta fascista. C’è di tutto nella maxi inchiesta anti-droga, che ha portato ieri...

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Cocaina per la Penisola sorrentina, ma anche armi e un insolito manganello con una scritta fascista. C’è di tutto nella maxi inchiesta anti-droga, che ha portato ieri i carabinieri del comando provinciale di Napoli a eseguire 33 misure cautelari nei confronti di altrettante persone, accusate a vario titolo di detenzione e cessione illecite di sostanze stupefacenti, ma anche detenzione illegale di arma comune da sparo e ricettazione, estorsione.



Tutte accuse dalle quali i 33 indagati potranno difendersi già a partire dagli interrogatori di garanzia ai quali saranno sottoposti nei prossimi giorni, per i 184 capi d’imputazione e gli oltre mille episodi di spaccio di droga registrati con le telecamere, ricostruiti con le intercettazioni o riscontrati con sequestri mirati e arresti. Undici persone sono finite in carcere, altre tredici ai domiciliari (di cui cinque con braccialetto elettronico) e altre nove sottoposte al divieto di dimora in provincia di Napoli, al termine di una maxi inchiesta condotta dai carabinieri della compagnia di Sorrento e coordinata dalla Procura di Torre Annunziata (procuratore Nunzio Fragliasso, sostituto Emilio Prisco), che ha portato il gip Fernanda Iannone ad emettere l’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di tutti gli indagati. 

Un anno e mezzo di indagini, partite dopo la pandemia, nell’estate 2020, e chiuse solo nell’inverno del 2021, in un vero proprio viaggio itinerante nelle varie piazze di spaccio del Napoletano. Tutto, partendo da Vico Equense, dalle palazzine popolari di via Sconduci, per arrivare a via Tavernola a Castellammare di Stabia, a Gragnano, nel rione Penniniello di Torre Annunziata e al Piano Napoli di Boscoreale, tra forniture e vendita al dettaglio di cocaina e crack in particolare, per un giro d’affari da 70mila euro al mese.

In cella sono finiti Luigi Rapicano, Giuseppe Manfuso e Alfonso Di Somma, accusati di essere i gestori della piazza di spaccio di Vico Equense, insieme ad Andrea Di Somma. Cocaina in particolare, per gli studenti e i giovani della movida di tutta la Penisola. Nuovo arresto anche per Salvatore Carpentieri e la sua ex compagna Maddalena Gemignani, ritenuti i capi dello spaccio del Penniniello di Torre Annunziata, con Pasquale Curcio residente nello stesso rione, Anna Tessitore (mamma di Carpentieri) e Maria Valito. In cella anche il pusher del Piano Napoli di Boscoreale Crescenzo Palumbo, detto Enzo, che avrebbe gestito un vero e proprio supermarket dello spaccio direttamente dai domiciliari, con alcuni dei collaboratori che non sono stati ancora identificati. In carcere pure Raffaele Perillo, ritenuto molto vicino agli ambienti del clan D’Alessandro di Castellammare. Ai domiciliari sono finiti gli altri vicani Ugo e Baldassarre Rapicano, Luigi Di Martino e Domenico Pulzella, gli stabiesi Michela Rubicondo, Luciano Polito, Salvatore Rossetti, Roberto Ferraro, Luigi Schettino, Vincenzo D’Auria, nonché Brenda Palmieri, Stefano Scalella e Francesco Falanga (di Torre Annunziata). 

Nel corso delle indagini era stata sequestrata una pistola calibro 7,65 marca Astra modello 4000 con munizioni a Vico Equense, mentre ieri i carabinieri hanno sottoposto a sequestro droga e altre armi. Hashish, marijuana, ma anche sei coltelli, un’ascia, una lama artigianale, una piccozza, una insolita multilama ninja e due manganelli in legno, uno dei quali con il motto fascista «Credere Obbedire Combattere» e le parole onore e fedeltà, oggetti sui quali sono in corso ulteriori accertamenti. I manganelli erano nascosti dietro la culla di un bimbo di Torre Annunziata.

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Il Mattino