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Sono stazionarie le condizioni della giovane mamma napoletana, al sesto mese di gravidanza, ricoverata in rianimazione nel reparto Covid di Ostetricia e ginecologia del Policlinico Federico II diretto dal professor Giuseppe Bifulco. La donna - senza vaccino e contagiata insieme con tutta la famiglia - era arrivata in ospedale il 10 agosto. L’altro giorno - dopo una settimana di massicce terapie nel tentativo di debellare il virus - la decisione di operarla e far nascere il bambino, benché gravemente prematuro: «Non avevamo altra scelta - spiega Attilio Di Spiezio Sardo, professore ordinario di Ginecologia e ostetricia al Policlinico Federico II - se non fossimo intervenuti chirurgicamente avremmo messo a rischio la vita di entrambi. Ora cerchiamo di essere ottimisti ma non posso nascondere che provo una grande amarezza quando penso che se quella donna fosse stata vaccinata adesso non sarebbe in queste condizioni».
È scattata l’emergenza nel reparto di ginecologia del Policlinico, l’unico perfettamente attrezzato ad accogliere le future mamme colpite dal Covid. Si lavora a pieno ritmo ormai da settimane, 24 ore su 24, ferragosto in ospedale per buona parte del personale sanitario. A cominciare dal primario che, nella giornata di ieri, ha accolto un’altra donna - in arrivo da Valle della Lucania - nelle stesse condizioni della mamma No vax finita in rianimazione: «Dalla fine di luglio a oggi registriamo più o meno otto accessi al giorno. - commenta il professore Bifulco - Chi sono? Tutte donne in gravidanza non vaccinate. Le più gravi vengono trasferite in reparto, quelle che invece possiamo gestire a domicilio le rimandiamo a casa». Anche Bifulco, con Di Spiezio Sardo, sottolinea la necessità di mettere in atto una seria campagna di informazione per convincere il maggior numero di donne a immunizzarsi: «Solo qualche giorno fa il “Center for disease control and prevention” degli Stati Uniti, ha diramato una nota con indicazioni precise per la somministrazione del vaccino nelle donne in dolce attesa, esortando mamme e future mamme a farlo.
Necessaria la collaborazione tra specialisti nel tentativo di far passare messaggi rassicuranti e soprattutto liberare il campo da notizie prive di fondamento. Nicola Colacurci, presidente di “Agui”, Associazione ginecologi universitari italiani, non ha dubbi: «Facciamo la nostra parte fino in fondo. Sollecitiamo le pazienti a vaccinarsi, spieghiamo loro che non corrono alcun rischio, rassicuriamole soddisfando ogni dubbio. E se poi sceglieranno di rischiare il contagio, avremo la coscienza a posto». Nel tentativo di rendere più agevole - e consapevole - la vaccinazione alle donne in gravidanza, il professore Colacurci aveva proposto l’istituzione di un mini hub dedicato solo alle future mamme, a loro disposizione avrebbero trovato una equipe di ginecologi pronti a fornire ogni spiegazione: «Impossibile, purtroppo: la nostra idea è stata bocciata benché, con l’associazione, avremmo potuto realizzarla a costo zero. Avevamo anche la sede giusta per dare il via alla campagna. In ogni caso - conclude il presidente dell’“Agui” - inutile pensarci. Ora impegniamoci a convincere le pazienti. Questa nuova fase del virus ha conseguenze cliniche peggiori dell’altra: i contagi hanno colpito in modo grave anche la fascia dei giovani adulti. E le donne in gravidanza appartengono in buona parte a questa classe d’età».
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