Napoli, l'appello: «Intitoliamo un reparto del Cotugno al professore Pempinello, ucciso dal Covid»

Napoli, l'appello: «Intitoliamo un reparto del Cotugno al professore Pempinello, ucciso dal Covid»
Intitolare il reparto della V Divisione dell’ospedale Cotugno al professore Raffaele Pempinello, una delle prime vittime del Covid e senza dubbio uno degli esempi più...

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Intitolare il reparto della V Divisione dell’ospedale Cotugno al professore Raffaele Pempinello, una delle prime vittime del Covid e senza dubbio uno degli esempi più eclatanti di amore per la professione. E' questa la richiesta di oltre quattrocento napoletani che, insieme ai familiati del defunto primario, è stata sottoposta in queste ore all'attenzione di Maurizio Di Mauro, Direttore Generale dell’Ospedale Cotugno -  Azienda Ospedaliera dei Colli. 

Un gruppo di «amici, colleghi e conoscenti appartenenti sia alla comunità medica, sia a quella intellettuale, che a quella dei pazienti, non solo cittadina» di cui fanno parte anche, tra gli altri,  anche Annamaria Carloni, Valerio Caprara, il direttore dell'Istituto Spallanzani di Roma Giuseppe Ippolito, il magistrato Arcibaldo Miller, il medico Ivan Sagnelli, la scrittrice Marosella Di Francia e tanti altri amici che del professore napoletano hanno avuto modo di apprezzare personalmente non solo la grande umanità ma anche la professionalità e la dedizione ai pazienti. Quella stessa dedizione che ne ha decretato la fine:  ormai già in pensione, Pempinello si recò senza indugio in casa di un paziente e amico che a lui aveva chiesto soccorso, nelle prime ore del virus. Il paziente fu una delle prime vittine napoletante, e quella visita segnò la fine del medico che si contagiò a sua volta. Una fine «sul campo», come l'avrebbe voluta lui. 

Primario emerito dell’ospedale Cotugno, dove ha svolto la carriera dal 1974 al 2013, il professore Raffaele Pempinello ha speso infatti tutte le sue energie nel segno della piena adesione alle esigenze ideali e pratiche del servizio pubblico. Universalmente stimato per l’instancabile ed equanime disponibilità ha sempre saputo coniugare la passione per l’arricchimento scientifico con il profondo senso di supporto umano ritenuto, a ragione, fondamentale rispetto alle fragilità psicofisiche dei malati. 

 

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Il Mattino