Covid a Napoli, ospedale Cardarelli in tilt: il pronto soccorso chiude e poi riapre

Covid a Napoli, ospedale Cardarelli in tilt: il pronto soccorso chiude e poi riapre
Cardarelli di nuovo in ginocchio: ieri, dalle 9,30 fino alle 18, il pronto soccorso del più grande ospedale della città è rimasto temporaneamente...

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Cardarelli di nuovo in ginocchio: ieri, dalle 9,30 fino alle 18, il pronto soccorso del più grande ospedale della città è rimasto temporaneamente inaccessibile ai malati non classificati in pericolo di vita (codice rosso). Lo stop diramato dal bed manager Ciro Coppola, al 118 e al personale della prima linea dell'ospedale, è scattato all'inizio del turno mattutino quando in Accettazione si è materializzata la totale paralisi. Nella grande sala retrostante il triage c'erano circa 115 pazienti (di cui 15 nell'area Covid) stipati su barelle, sedie e poltrone in attesa di essere visitati e trasferiti nei reparti specialistici con la «oggettiva impossibilità - scrive il bed manager - logistica e funzionale di accogliere ulteriori malati. Una misura straordinaria finalizzata a fronteggiare la saturazione della capacità ricettiva» con la sola eccezione dei codici rossi a massima urgenza. È la terza volta in pochi mesi, dagli inizi dello scorso ottobre, che il micidiale ingorgo si verifica al Cardarelli. La causa? L'iperafflusso di pazienti non Covid in questo caso aggiunto alle concomitanti complicazioni organizzative rese acute dai percorsi per i malati positivi al virus. 

Eppure oggi una quota dei posti letto dell'ospedale sono sottratti alla routine clinica ordinaria: da circa un mese, infatti, con l'incremento della febbre pandemica sono sospese le attività di ricovero e ambulatoriali non urgenti. L'ingorgo in pronto soccorso è insomma inevitabile. Tutto l'ospedale in questa fase risente della farraginosa organizzazione interna tesa a separare i malati positivi dai sospetti e da quelli negativi. L'Osservazione breve (Obi), che tradizionalmente al Cardarelli assorbe sempre una enorme massa di pazienti provenienti dalla prima linea dell'ospedale, è dedicata ai ricoveri temporanei dei pazienti colpiti dal contagio del Coronavirus. Malati che giungono in ospedale per tutte le altre patologie non Covid (fratture, ictus, infarti) ma che risultano positivi al tampone rapido in ingresso o al molecolare al ricovero. Un secondo reparto Obi attivato al primo piano per i pazienti non Covid ha una capienza limitata e una logistica inidonea. «Oggi chi arriva in ospedale - dice un operatore infermieristico del pronto soccorso - e risulta positivo al tampone rapido, segue il percorso Covid ma chi è negativo va nella sala dove sono ammassati decine e decine di malati senza alcun distanziamento. Solo all'atto del ricovero, quando viene praticato il tampone molecolare, in alcuni casi emerge la positività ma lo si scopre dopo troppo tempo». «È grave che il più grande pronto soccorso della Campania sia costretto a sospendere le attività - aggiunge un medico di turno - chi stabilisce che un intervento sia da classificare salvavita e un altro no?».

Un ingorgo che si verifica mentre tutte le prime linee degli ospedali della città sono in grave affanno con forfait dettati dalla presenza di troppi malati ordinari e positivi al Covid. Una tempesta perfetta considerando che sono sospese tutte le altre attività ambulatoriali e quelle di ricovero ordinarie fatta eccezione per l'oncologia, l'oncoematologia e altre urgenze indifferibili. Mentre la medicina del territorio è subissata di richieste e i distretti sono l'ultimo baluardo per una visita o una diagnosi. Sovraffollamento di barelle e caos sono di casa anche all'Ospedale del mare (mentre non arrivano contributi significativi dai Policlinici). Qui l'intralcio dei pazienti Covid ai percorsi ordinari aggrava la cronica carenza di personale e le separazioni tra pazienti positivi e quelli indenni dal virus sono saltate, affidate in molti casi a semplici paraventi a fronte di decine di camici bianchi assenti dal lavoro per la quarantena che aggrava la grave carenza nei reparti. A suonare l'allarme anche qui sono operatori e sindacati. «Dopo due anni di pandemia la sanità campana sta reagendo all'ondata pandemica come se si trattasse della prima volta senza un piano ben organizzato» conclude Luigi Mastrani di Potere al lavoro. 

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Il Mattino