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Ieri a Napoli sono emersi 235 nuovi positivi a Sars-Cov-2, di cui 170 asintomatici (872,34 per cento) e 65 sintomatici (27,66 per cento) e tra questi ultimi uno è finito in ospedale e gli altri sono per ora in isolamento domiciliare, seguiti dalla medicina del territorio (Usca e dottori di famiglia). Una fetta non trascurabile di queste persone, mediamente il 15 per cento, che esprimono la malattia con sintomi, nei prossimi 14 giorni potrebbe varcare la soglia di un Covid hospital.
Uno scenario in cui gli ospedali sono ancora pieni, le aree di terapia sub intensiva hanno pochissimi posti liberi, l’età media dei ricoverati in fase critica si è abbassata stabilmente abbracciando la fascia che va dai 35 ai 65 anni (con estremi anche nei giovanissimi), e la variante inglese del virus continua a correre evolvendo in maniera spesso rapida verso gravi polmoniti anche nei giovani mettendo a dura prova i protocolli di cura, la resistenza degli operatori e degli stessi pazienti. La buona notizia è che, dopo tre giorni in cui i nuovi contagiati sono stati costantemente in numero maggiore rispetto ai guariti, incrementando dunque il serbatoio di diffusione del virus, ieri è tornato a verificarsi il contrario: 307 persone hanno superato l’infezione andando oltre la quota dei nuovi positivi sebbene, a ben guardare, la percentuale di positivi al tampone è schizzata in alto (al 17,6 per cento) contrariamente alla media di 11 o 12 per cento segnata nell’ultima settimana.
Un quadro, insomma, fatto di luci e ombre, un andamento altalenante che disegna una curva epidemica che, da settimane galleggia sotto l’orlo dell’allarme e che dopo il picco raggiunto a metà marzo non ne vuole sapere di scendere in maniera netta. Il calo è molto lento nonostante la zona rossa e il lockdown. Con questi numeri è Inutile illudersi: anche se Napoli e la Campania dovessero agguantare la bandierina arancione, al monitoraggio in programma a Roma venerdì prossimo, provando di aver piegato sotto il livello di guardia gli indicatori per due settimane consecutive, non si potranno certo dormire sonni tranquilli.
Età media dei ricoverati? Qui al Loreto è di circa 60 anni. Un po’ più bassa invece al San Giovanni Bosco dove sono solo 2 su 40 i posti liberi nelle medicine e la sub intensiva è perennemente satura. «In generale si osserva, in queste ultime settimane, una stabilizzazione dei ricoveri dei pazienti Covid positivi – avverte Giuseppe Longo, manager del Cardarelli - e inoltre, come in ambito nazionale, l’interessamento delle fasce più giovani della popolazione per ognuno dei livelli di intensità della malattia (lieve, medio e grave), rispetto alle precedenti fasi». Questa la situazione di ieri al Cardarelli: 135 pazienti ricoverati di cui 22 in Osservazione nel percorso Covid, 15 in rianimazione, 98 tra semiintensiva e Medicina, 4 o 5 in tutto le unità da occupare. La musica non cambia al Policlinico Vanvitelli dove sono ricoverati 84 pazienti Covid su 87 posti complessivi (edificio 3 e 17 di Cappella Cangiani). Di questi 12 sono in sub intensiva che ha 3 posti residui. Nell’altro Policlinico, della Federico II, ci sono 7 posti vuoti nei tre reparti di Medicina e Malattie infettive sui 60 posti attivi, 5 su 12 in terapia intensiva mentre la sub intensiva, rimasta senza richieste nell’ultimo fine settimana, ha finalmente un solo malato su 5 liberi. Infine il Cotugno: viaggia sempre a pieno carico il principale hub della città: dei 287 posti complessivi c’è capienza solo nelle 8 unità di rianimazione dove i pazienti vengono intubati e si sconta la maggiore mortalità ma non accenna a calare la pressione sull’area sub intensiva del padlglione G che ospita 52 malati. In questo bilancio, non certo rassicurante per la città, ci si avvia a una settimana cruciale per verificare il passaggio in zona arancione della Campania. Comunque vada il messaggio che proviene da medici e operatori è di tenere alta la guardia, prestare la massima attenzione alle fonti di contagio nelle famiglie e vaccinarsi visto che tra operatori sanitari e anziani immunizzati le infezioni si sono azzerate.
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Il Mattino