Covid a Napoli, bambini ricoverati in ospedale: il virus attacca i deboli, oncologici a rischio

Covid a Napoli, bambini ricoverati in ospedale: il virus attacca i deboli, oncologici a rischio
Quarta ondata Covid: la variante Omicron miete tantissimi contagi anche tra i bambini e conta più ricoveri pediatrici di quanti ne siano stati registrati in proporzione nel...

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Quarta ondata Covid: la variante Omicron miete tantissimi contagi anche tra i bambini e conta più ricoveri pediatrici di quanti ne siano stati registrati in proporzione nel corso delle precedenti ondate. Un aumento dei casi di infezione da Sars-CoV-2 che verosimilmente aumenterà con la apertura delle scuole. Per fronteggiare l'ondata di ricoveri di piccoli pazienti in Campania non è bastato triplicare l'offerta nel polo pediatrico del Santobono (passata da 10 a 30 posti letto) e non è stato sufficiente nemmeno garantire altre 10 unità di degenza specialistica, di Pediatria infettivologica al Policlinico Federico II di Napoli. Da qui la decisione dell'Unità di crisi campana di attivare posti letto Covid pediatrici aggiuntivi in tutte le province.

Ma chi sono i bambini malati di Covid, come stanno, quali aspetti clinici li caratterizzano? Quali sono maggiormente a rischio, sono vaccinati? «Tutti i casi ospedalizzati sono privi di scudo vaccinale - avverte Vincenzo Tipo primario del pronto soccorso del Santobono - il 60% dei nostri 30 ricoverati ha meno di un anno di vita. I sintomi prevalenti sono la febbre resistente agli antipiretici e i sintomi gastrointestinali. Quelli che hanno meno di un anno giungono in pronto soccorso e li ricoveriamo in quanto così è stabilito dalle linee guida. A quella età sono più fragili anche se poi in generale decorrono bene e dopo 4 o 5 giorni li dimettiamo. In quella età ci sono pochi recettori del virus lungo le vie respiratorie e quindi sono rare le complicazioni con le classiche polmoniti da Covid». 

Al Santobono altri otto bambini hanno un'età compresa tra 1 e 5 anni e hanno sintomi riconducibili a una influenza con tosse, febbre talvolta la bronchite a cui si associano anche sintomi a carico dell'apparato digerente. Non hanno altre patologie e richiedono mediamente un ricovero che va da una settimana ai dieci giorni. «Infine ne abbiamo quattro o cinque che hanno più di 6 anni - sottolinea Tipo - da questa età i sintomi assumono caratteristiche cliniche simili a quelle dell'adulto con una insufficienza respiratoria che può evolvere in polmonite interstiziale e che hanno pertanto bisogno della ventilazione con maschera ad alti flussi. Due giorni fa ne abbiamo svezzati due di bambini dal ventilatore e oggi ne è abbiamo nessi sotto ossigeno altrettanti. Hanno entrambi una polmonite interstiziale. Forme che sono diventate più frequenti e che nelle presenti ondate non vedevamo». 

Completamente diverso il quadro dei ricoverati al Policlinico Federico II centro di riferimento regionale per il Covid pediatrico: qui vengono trasferiti da tutta la Campania i casi più complessi gravati da altre patologie croniche. E infatti su 10 pazienti ricoverati in altrettanti posti letto specialistici quattro sono oncologici dai 5 agli 11 anni. «In questi pazienti se avviene un contagio l'infezione diventa cronica e accompagna per mesi questi bambini fragili - avverte Alfredo Guarino ordinario di Pediatria e responsabile della struttura - lavoriamo in stretta collaborazione con la oncologica pediatrica del Pausilipon e nei fatti elaboriamo protocolli inediti di oncologica infettivologica che non hanno precedenti in letteratura. In teoria dovremmo prima curare il Covid aspettare che il virus sparisca dal loro organismo ma intanto c'è il tumore che avanza e dunque abbiamo deciso di dare la priorità alla cura del cancro che tuttavia, come è facile immaginare, mina le difese immunitarie e Sars-Cov-2 non li abbandona facilmente. Sono i casi più difficili. Anche il Pausilipon - continua il cattedratico - ne segue almeno altri 5 a domicilio. Li lasciano a casa per evitare che infettino altri piccoli pazienti in reparti che ospitano malati estremamente vulnerabili ma con i colleghi stiamo studiando la possibilità di creare una sezione di quell'ospedale che ospiti almeno uno o due pazienti oncologici in cui ci sia anche il Covid perché la ospedalizzazione è necessaria». 

Gli altri piccoli pazienti del centro covid pediatrico dell'azienda ospedaliera universitaria partenopea sono tutti malati cronici per pregresse patologie metaboliche (diabete e altro) e poi sindromi rare, deficit che inquadrano questi contagi nel capitolo della fragilità. «Per un bambino che abbia una malattia, congenita o acquisita, acuta o cronica - continua Guarino - il contagio da Sars-Cov-2 è un'evenienza non solo più probabile a causa di una minore competenza immunitaria ma anche un'enorme complicazione sia perché la positività dura a lungo sia perché non abbiamo una letteratura scientifica che ci orienti nelle scelte e siamo costretti di volta in volta a valutare la migliore strategia di cura». Ci sono infine un paio di bambini lattanti ricoverati che hanno meno di un anno di vita: «Questi. Conclude Guarino - nonostante la fragilità legata alla tenera età sono quelli che stanno ed evolvono meglio. Di solito il contagio non avviene alla nascita da una mamma positiva ma è dovuto alle frequenti visite di parenti e amici al nuovo nato. È bene invece evitare questi incontri in corso di pandemia e tenere quanto più protetto e isolato possibile un bambino in questa età». 

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Il Mattino