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In ambulanza dalle 16 di mercoledì fino al mattino seguente. Venti ore sdraiato in barella, con la speranza di entrare nel pronto soccorso del San Leonardo. È successo ad uomo di Torre Annunziata, ma come lui in tanti sono gli ammalati in fila nelle ambulanze e il personale del 118 chiede sostengo e cura per i malati a bordo.
«Il San Leonardo è l'unico ospedale dove poter portare i positivi, ci sarebbe Sorrento ma è piccolo e difficilmente raggiungibile. Molto spesso restiamo giorni interi nel parcheggio, costretti ad aiutare i pazienti anche nei più elementari bisogni. Senza sostegno, alle intemperie e bloccati nelle tute di protezione». A parlare è un medico della centrale del 118 di Ercolano, una delle poche postazioni assieme a Portici all'interno della Napoli 3 Sud ad avere mezzi con i medici a bordo. Nelle altre città ci sono ambulanze con autista soccorritore mentre gli infermieri di San Giorgio sono stati dislocati ad Ercolano. Insomma pochi mezzi che non riescono a rispondere alle chiamate. «Restiamo bloccati per giorni interi - spiega il sanitario - e in un momento così delicato non abbiamo il pronto soccorso per i Covid e c'è sempre meno personale». A margine delle difficoltà dei medici che lavorano nel soccorso c'è anche la decisione dell'azienda sanitaria di sospendere l'indennità di servizio, chiedendone la restituzioni per gli ultimi 5 anni.
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L'amarezza per quanto accade all'interno e fuori dall'ospedale è la stessa che si respira in città dove i contagi sono arrivati a quota 1.127. Ieri sono stati annunciati altri 97 positivi su 469 tamponi, tra loro ci sono sette piccoli tra i 5 e gli 8 anni e dieci ragazzi tra i 10 e i 16 anni.
Una situazione allarmante che aveva indotto il sindaco ad adottare misure restrittive chiudendo le scuole e riducendo l'orario dei negozi fino alle 18.
E in questo marasma si innesca la polemica tra il Comune e la diocesi di Castellammare-Sorrento. Il sindaco aveva inviato una lettera privata al vescovo Francesco Alfano sollecitando il rispetto delle distanze sopratutto durante i funerali. Un appello diventato un richiamo quando la lettera è divenuta pubblica, e quindi una «scortesia istituzionale» che la Curia non ha gradito. «Siamo consapevoli delle difficoltà nella gestione delle celebrazioni - spiega il vicario generale della Curia, don Mario Cafiero -. È anche vero però, che i nostri sacerdoti non possono assumersi la responsabilità di quanto accade prima e/o dopo le celebrazioni, qualsiasi esse siano, specie quando ci si allontana dal luogo di culto. È necessario un maggiore controllo sul territorio, ognuno faccia la propria parte».
Intanto, in vista della seconda fase della campagna vaccinale, l'Asl Napoli 3 Sud e i medici di medicina generale sigleranno oggi presso la sede aziendale a Torre del Greco, un accordo operativo per la somministrazione delle dosi. Leggi l'articolo completo su
Il Mattino