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«Il ricorso allo smart working è certamente una rimodulazione importante del lavoro, in questo momento di crisi sanitaria, ma non è l'unica alternativa esistente, soprattutto se parliamo di imprese private. Non vorrei che passasse il messaggio, tutt'altro che giusto, che è il Governo a decidere anche sulle modalità di organizzazione aziendale delle Pmi. Facoltà che è e resta in capo agli imprenditori, ovvero a chi quotidianamente lotta sul mercato e rischia in prima persona». Lo ha detto Raffaele Marrone, presidente Confapi Napoli.
«Serve equilibrio in questo momento - ha proseguito Marrone - e purtroppo non ne vedo tanto in giro.
«Ci sono alcune attività che possono proseguire tranquillamente senza smart working, e in sicurezza. Di questo deve preoccuparsi l'esecutivo. Evitando che le imprese private si svuotino di lavoratori e impedendo che anche lo smart working nella pubblica amministrazione finisca per rallentare una burocrazia già elefantiaca nelle procedure e nei tempi di risposta. Altrimenti - conclude Marrone - voler imporre lo smart working generalizzato creerà un duplice effetto negativo: da un lato danneggerà l'organizzazione aziendale delle imprese private e dall'altro ne rallenterà la produttività per gli inevitabili ritardi che una pubblica amministrazione, in funzione da remoto, accumulerà rispetto alle nostre istanze».
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