Covid, a Napoli è fuga dalle chiese: «La pandemia come un colpo di grazia»

Covid, a Napoli è fuga dalle chiese: «La pandemia come un colpo di grazia»
La pandemia ha svuotato le chiese? La risposta non è una sola. Ovvero: certamente sì, se ne facciamo una mera questione numerica, forse un po’ meno se invece...

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La pandemia ha svuotato le chiese? La risposta non è una sola. Ovvero: certamente sì, se ne facciamo una mera questione numerica, forse un po’ meno se invece si ragiona sul “desiderio di fede” e sulla voglia di tanti napoletani di “tornare finalmente a essere comunità”. Se n’è parlato nel corso di un incontro alla Facoltà teologica dell’Italia meridionale, ai Colli Aminei, un momento di riflessione teologica, di lettura della sacra scrittura e di approfondimento pastorale, sintetizzato in un articolo appena pubblicato su Nuova Stagione, il settimanale della diocesi di Napoli. 



Incertezza, paura ma anche tanta confusione. Questi i sentimenti che predominano fra la gente benché la Chiesa cattolica abbia cercato di mantenere vivo l’impegno pastorale pure in pandemia. I parroci napoletani - dal centro alla periferia - non hanno troppi dubbi: è vero che c’è molta preoccupazione a causa del virus, ma è anche vero che la “disaffezione” da parte di tanti fedeli è antecedente all’arrivo del Covid. Don Marco Beltratti, parroco presso la chiesa di Nostra Signora del Sacro Cuore, lo dice a chiare lettere: «La crisi è generale. In alcuni casi la paura del virus ha rappresentato solo un pretesto con se stessi, una sorta di “alibi” per autogiustificarsi rispetto alla poca voglia di tornare in chiesa». Attenzione, però. Mai fare di tutta l’erba un fascio: «Il desiderio di partecipare all’Eucarestia c’è - aggiunge don Marco - lo percepisco con chiarezza, lo leggo sui volti della gente che, mi pare, stia lentamente cominciando a riavvicinarsi ai sacramenti. È chiaro che, soprattutto tra gli anziani, la paura è ancora tanta. Da qui la diffusione di una preghiera solitaria a discapito di quella comunitaria».

È così, infatti, che le chiese si sono svuotate. Quando l’anno scorso, dopo il lockdown, è stato possibile tornare a celebrare - nel rispetto delle norme anti Covid e, dunque, del distanziamento sociale - i sacerdoti temevano che i posti a sedere, dimezzati per legge, non sarebbero bastati ad accogliere i fedeli e, invece, hanno dovuto prendere atto che - se pur limitati - quei posti risultavano più che sufficienti. «Il Covid ha l’unica responsabilità di aver fatto emergere un’indifferenza religiosa latente - dice don Franco Rapullino, parroco a Chiaia - La crisi di fede è fin troppo evidente. Si assiste quotidianamente a un vero e proprio esodo di cristiani, quelli che definisco “col prurito”. Sempre a caccia di “novità religiose” con l’ausilio di sacerdoti compiacenti che assecondano le richieste anche più inopportune e spettacolari pensando così di accattivarseli». Rapullino va giù duro: «Ho incontrato recentemente una giovane parrocchiana, mi ha detto che a messa non veniva più per paura del contagio. E però era appena uscita dal negozio di un affollatissimo parrucchiere della Riviera di Chiaia». Alla domanda: che fare per riportare i fedeli in chiesa don Franco risponde così: «Torniamo alle origini e torniamo a convertire i nostri cuori. Preghiera e penitenza: la “santità” di una parrocchia dipende innanzitutto dal suo sacerdote». 


Da Chiaia al Vomero non va molto meglio. Don Massimo Ghezzi, decano presso il quinto Decanato assicura che anche lì le chiese sono quasi vuote: «C’è ancora grande preoccupazione per il virus - spiega - ed è condivisibile. L’età media dei nostri frequentatori più assidui, come si può facilmente immaginare, è piuttosto alta. In tanti ormai ci hanno fatto l’abitudine a partecipare alla messa da casa e tornare in chiesa diventa sempre più difficile». Ma don Massimo non molla: «Per l’avvento ho lanciato una iniziativa che sta avendo molto successo. Ho preso una lanterna e l’ho affidata a un bambino che - a sua volta - la affiderà a un altro bambino e via così fino a farla girare nelle case di buona parte dei nostri fedeli. Sono tutti entusiasti e le famiglie vi assicuro che stanno cominciando a tornare».  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino