Variante Delta, focolai in provincia di Napoli: è corsa ai test per scoprire altri infetti

Variante Delta, focolai in provincia di Napoli: è corsa ai test per scoprire altri infetti
Corre, soprattutto tra i giovani, la variante Delta che in queste ore sta terrorizzando l’Europa e che in Campania ha un discreto focolaio soprattutto nei comuni della...

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Corre, soprattutto tra i giovani, la variante Delta che in queste ore sta terrorizzando l’Europa e che in Campania ha un discreto focolaio soprattutto nei comuni della provincia di Napoli, governati dall’Asl Napoli 3 Sud. Ma l’imperativo degli esperti è «Vaccinatevi! Non preoccupa tanto l’infezione quanto le complicanze e con la copertura vaccinale il tasso di ospedalizzazione è basso». Degli 83 casi di variante Delta individuati nelle scorse ore in particolare nell’area vesuviana - con picchi di 44 contagiati a Torre del Greco, 7 ad Ercolano e 5 ad Agerola - dal piano di sorveglianza genomico della Regione Campania, coordinato dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno, dall’Azienda Ospedaliera Dei Colli (ospedale Cotugno) e dal Tigem di Pozzuoli, 17 si sono negativizzati. 

Il piano di sorveglianza regionale ha fatto partire immediatamente il sequenziamento, per isolare la mutazione, e l’Asl Napoli 3 Sud ha disposto un nuovo protocollo di tracciamento. Sottoposti nuovamente a tampone ieri gli 83 contagiati, dei 44 di Torre del Greco 17 sono risultati negativi mentre 27 ancora positivi: per uno di questi ultimi è stato necessario il ricovero in ospedale, 24 sono paucisintomatici e due asintomatici. Nel corso del tracciamento l’Asl Napoli 3 Sud ha potuto constatare che l’età media dei colpiti dalla variante Delta, anche conosciuta come variante indiana perché tale ceppo del nuovo coronavirus è stato individuato per la prima volta in India nell’autunno del 2020, è tra i 30 e i 40 anni. Di questi la maggior parte è stata vaccinata almeno con la prima dose del siero. 

Non è ancora stato individuato un cluster a Torre del Greco, che resta il comune più colpito pur se è da considerare che il numero di casi è proporzionale al numero di abitanti che è di circa 82mila; finora i contagiati appartengono a nuclei familiari distinti e non avrebbero avuto contatti con comunità straniere e nessuno sarebbe tornato da viaggi all’estero. Resta, invece, l’ipotesi che i cinque casi di Agerola, comune dei Monti Lattari con 7710 abitanti, possano essere partiti da una palestra della zona. Tuttavia, non è ancora chiaro il motivo per cui la variante Delta sia particolarmente localizzata in quest’area.  

C’è da ricordare che lo scorso 22 maggio il primissimo caso di variante indiana in Campania fu individuato a Torre Annunziata, si trattava di una docente di circa 50 anni che insegna in un liceo di Portici. Potrebbe essere questo il paziente zero di cui l’Asl è alla ricerca. Per monitorare ulteriormente la diffusione della variante delta che non dovrebbe essere più aggressiva ma più contagiosa, ieri l’Asl ha fatto partire un nuovo protocollo ad hoc che prevede un tracciamento dei contatti, esteso e particolarmente accurato, a partire dai 14 giorni precedenti la data del tampone. Il contact tracing comprende: contatti familiari ed extra familiari; contatti connessi a partecipazioni a feste private, manifestazioni, eventi religiosi e sportivi e comunque sia al chiuso che all’aperto; contatti connessi a pubblici esercizi abitualmente frequentati. 

Il lavoro di tracciamento è in capo alle Uopc (Unità operative di prevenzione collettiva): sono sei dislocate tra i 57 comuni dell’azienda sanitaria locale che da Nola si estendono fino alla penisola sorrentina, e visto il carico di lavoro c’è il rischio che non possa bastare il personale, già assunto con contratti Covid.

«Sebbene i casi si siano diffusi tutti contemporaneamente - dice Gaetano D’Onofrio, epidemiologo e direttore sanitario dell’Asl Napoli 3 Sud - non possiamo parlare di un’espansione preoccupante. Noi siamo al lavoro con il tracciamento proprio per fermare la diffusione. Tuttavia, il dato importante è che abbiamo solo un ospedalizzato e questo dimostra che la vaccinazione funziona, infatti la maggior parte dei contagiati ha ricevuto il vaccino. Il problema non è l’infezione, il Covid diventerà endemico come l’influenza, ma sono le complicanze e con la copertura vaccinale anche se ci sono i positivi è fondamentale che non sia alto il tasso di ospedalizzazione». 

«Stiamo lavorando con l’approfondimento epidemiologico - aggiunge Antonio Limone, direttore generale dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno - e il sequenziamento delle varianti attraverso algoritmi. La strategia è proprio il sequenziamento, seguire le varianti secondo l’incisività comunale e cioè i comuni in cui insistono di più. Copriamo con il sequenziamento il 70% dei positivi del territorio e il 30% dei positivi negli ospedali, possiamo dire che la Campania copre il 40% del sequenziamento a livello nazionale. Tuttavia, le varianti si affrontano con i vaccini ed anche in caso di mancanza di sintomi bisogna tenere sotto controllo il livello degli anticorpi». 

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Il Mattino