Abusi edilizi a Capri, il pm chiede il processo per l'ex soprintendente Cozzolino

Abusi edilizi a Capri, il pm chiede il processo per l'ex soprintendente Cozzolino
La Procura della Repubblica di Napoli (pm Francesca De Renzis, procuratore aggiunto Giuseppe Lucantonio) ha chiesto il rinvio a giudizio per 16 persone, tra le quali figura anche...

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La Procura della Repubblica di Napoli (pm Francesca De Renzis, procuratore aggiunto Giuseppe Lucantonio) ha chiesto il rinvio a giudizio per 16 persone, tra le quali figura anche l'ex soprintendente Giorgio Cozzolino, in relazione a presunti abusi edilizi ad Anacapri (Napoli) che lo scorso 7 giugno hanno portato i finanzieri e la Guardia Costiera a sequestrare il complesso balneare «Nettuno», in prossimità della Grotta Azzurra.


Oltre che per l'ex soprintendente per i beni architettonici, paesaggistici, storici e artistici di Napoli e provincia, gli inquirenti hanno chiesto il giudizio anche per la funzionaria della Soprintendenza responsabile per Capri Rosalia D'Apice; per il direttore dei lavori e progettista Nicola Pisacane; per il progettista e tecnico di parte Francesco Vetrano; per il funzionario della Regione, settore genio civile, Antonio Malafronte; per il responsabile e il funzionario dell'ufficio tecnico comunale di Anacapri Filippo Di Martino e Ciro Gigante; per i componenti delle Commissioni per il paesaggio e per l' edilizia del Comune di Anacapri in carica all'epoca dei fatti Michele Sorrentino, Giuseppe D'Urso, Massimiliano Ferraiuolo, Guido Gargiulo, Salvatore Maresca, Colomba Gargiulo, Paolo Staiano, Antonio Mazzarella e per il legale rappresentante della società «Nettuno srl», proprietaria dell'immobile, Raffaele Perrella.

Dalle indagini sarebbe emerso che i lavori di ristrutturazione e riqualificazione eseguiti a partire dal 2014 nel complesso immobiliare di circa 4mila metri quadrati sequestrato, ultimati nel marzo 2016, sarebbero stati eseguiti sulla base di permessi illegittimi, in violazione della normativa urbanistica e paesaggistico-ambientale. La struttura balneare, in sostanza, attraverso quegli interventi era stata trasformata illegittimamente in un complesso residenziale di tipo alberghiero.  Leggi l'articolo completo su
Il Mattino