Si ritiene vittima di un errore giudiziario anzi, nello specifico, considera «inesistenti» le prove a suo carico. Lui è Massimiliano D’Errico,...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Il giovane imprenditore ritiene di essere stato a sua volta vittima di presunte macchinazioni, sulla base delle quali fu arrestato e trascorse 22 giorni in carcere, La XII sezione del tribunale del Riesame di Napoli infatti annullò l’ordinanza. La sua posizione è stata archiviata nei primi mesi del 2017. Ora D’Errico chiede dieci milioni di risarcimento danni: tre all’Arma dei carabinieri, sette ai magistrati che lo indagarono, Henry John Woodcock, Celeste Carrano, Giuseppina Loreto e Alfonso D’Avino e al gip che lo arrestò, Amelia Primavera.
Di cosa fu accusato?
«Riciclaggio aggravato dall’internazionalizzazione a favore del faccendiere Francesco Simone. Nell’informativa del Noe cui i pm facevano riferimento si parlava di un trasferimento di soldi che dovevano essere usati per pagare tangenti ai vertici politici del Pd, dei carabinieri e della guardia di finanza. A detta degli ufficiali del Noe che redassero l’informativa una delle mie società fu utilizzata tramite la Cpl tunisina per riciclare il denaro da destinare al pagamento delle tangenti».
Secondo l’informativa del Noe, Lei ripagò Simone con un contratto di consulenza fittizio per giustificare il trasferimento di denaro dai conti correnti e lui in cambio mise a sua disposizione la rete dei contatti. Cosa si disse con Simone in quel frangente?
«Parlavamo di altre cose, come il Riesame ha riconosciuto e il gip che ha archiviato ha sottoscritto: non c’erano i presupposti per avviare un processo perché non esisteva alcuna prova, né uno straccio di riferimento alla banca o al conto corrente e neanche la data di partenza o arrivo del bonifico».
Come ha vissuto quelle tre settimane a Poggioreale?
«Leggendo i documenti per comprendere di cosa mi si accusava. Ero in cella con altre persone tra le quali il sindaco di Ischia Giosy Ferrandino. In quei giorni ho pensato che volevano usarmi per farmi dire dei nomi, ma io non sapevo nulla di ciò che mi veniva chiesto».
Giuseppe Gullotta di recente ha ottenuto 6 milioni per 22 anni di ingiusta detenzione per la strage della Casermetta di Alcamo Marino, nella quale furono assassinati due carabinieri, lei ne chiede dieci per 22 giorni, non le sembrano troppi?
«La mia richiesta non riguarda l’ingiusta detenzione che verrà calcolata credo nella misura dei 100mila euro, ma i danni che l’impatto di ciò che mi è successo ha avuto sulle mie aziende. Lavoro con la pubblica amministrazioni nel campo delle forniture alimentari e questa vicenda ci ha tenuti bloccati per più di un anno».
Cosa ha pensato quando ha letto la storia della presunta manipolazione a carico di Tiziano Renzi?
«Non mi sono sorpreso perché nella mia denuncia penale alla procura generale di Roma avevo già indicato le anomalie che avevano riguardato il mio caso. In quel momento ho pensato che finalmente in Italia la legge sembrava uguale per tutti».
E ora c’è un’udienza fissata a Roma sulla base della legge sulla responsabilità civile dei magistrati.
«Lo ha disposto il giudice Claudio Patruno.
Il Mattino